Ulivo, il ritorno dell’Armata Brancaleone
di Pierluigi Mennitti
I commentatori di sinistra più maliziosi hanno messo in relazione la
ripresa del gradimento verso il governo Berlusconi, evidenziato da tutti
gli ultimi sondaggi, con la pessima performance fornita in queste ultime
settimane dai leader dell’Ulivo. Prodi in testa. Il direttore di
Repubblica Ezio Mauro c’è andato giù pesante, sottolineando come il
centrosinistra abbia in poco tempo dilapidato il vantaggio accumulato nei
mesi pre-estivi, ritrovandosi oggi dilaniato da incomprensibili (per gli
elettori) rivalità personali e senza uno straccio di leader da poter
contrapporre a Berlusconi.
In effetti al presidente del Consiglio è bastato dismettere i panni
goderecci del premier in vacanza, togliere dal capo la bandana e infilare
al collo una più sobria cravatta. Un operoso silenzio alla ripresa
settembrina, rafforzato da un buon successo della trattativa Alitalia e da
una maggiore compattezza dell’esecutivo. Restano al palo i problemi legati
all’organizzazione interna di Forza Italia, primo partito della
coalizione, e quelli relativi alla sua strategia politica: l’idea di farne
una sezione italiana del Ppe sembra un salto all’indietro, visto che
questo fu già un cavallo di battaglia del 1999 ed oggi il centro sarebbe
visibile e riconosciuto proprio in Forza Italia, se solo si pensasse a
come riempirlo di contenuti. Ma a sinistra sono riusciti a far di peggio.
E se i dispetti tra i leader dei vari partiti e l’inconsistenza della
rinnovata leadership di Prodi sono il fenomeno esteriore, ben più grave è
l’assenza di una linea programmatica riconoscibile.
Problema che non può restare irrisolto nel momento in cui il
centrosinistra intende davvero candidarsi alla guida del paese. Su troppi
punti le varie anime della coalizione divergono nettamente e sottovalutare
il difficile lavoro di amalgama di una proposta di governo è un errore
imperdonabile. Già prima del voto di giugno, un cronista esperto come
Giampaolo Pansa aveva avvertito i segretari del centrosinistra del limite
programmatico. Ricavandone una sconsolata impressione: quelli credono di
aver già vinto e non gli interessa elaborare alcuna strategia. Una
partigiana lettura dei risultati elettorali aveva inoltre alimentato
l’illusione di essere ormai alle soglie di Palazzo Chigi. Il dato
elettorale più politico, quello delle Europee, avrebbe invece consigliato
prudenza. Sicuri di aver ormai la vittoria elettorale in tasca e di dover
soltanto posizionarsi per meglio raccogliere i frutti del ritrovato
potere, i leader ulivisti hanno ingaggiato una guerra di posizione che ha
lacerato rapporti e iniziative, rispolverando nelle menti degli elettori
il ricordo di cinque anni di inettitudine: quelli dei governi Prodi -
D’Alema – Amato.
Quando nel 2006 si voterà per rinnovare l’esecutivo, gli italiani vorranno
capire quali novità l’Ulivo propone agli elettori, visto che, negli
uomini, la compagine è esattamente la stessa che venne battuta nel 2001 e,
nelle politiche, la divisione tra sinistra moderata e sinistra di governo
si è accentuata. A meno di non voler spacciare per novità le amenità
surreali della soubrette Flavia Vento, nuova opinion leader invitata alla
Festa nazionale della Margherita di Monopoli, che ha gettato nello
sconforto il perplesso uditorio di partito che ha assistito alla
performance. Roba da far impallidire addirittura la macchinetta metti
supposte rivelata da Elisabetta Gardini. Anche per la politica spettacolo
bisogna avere le carte in regola.
21 settembre 2004
pmennitti@ideazione.com
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