Esercizi di dietrologia
di Vittorio Mathieu
Di dietrologia, di solito, pecca il centrosinistra. Ma nel caso degli
ostaggi in Iraq il centrodestra ha tutto da guadagnare nell’accettare la
sfida della dietrologia più sfrenata. Purché condotta, naturalmente, ad
armi pari.
Se rapimento e
liberazione degli ostaggi sono stati progettati entrambi in funzione delle
elezioni di giugno, gli 007 di destra battono per 5 a 0 gli 007 di
sinistra. Non basta, infatti, osservare che la liberazione è avvenuta tre
giorni prima dell’inizio delle elezioni, 24 ore prima che si attuasse il
piano dei rapitori. I rapitori non vanno certo identificati con quei
balordi che si sono accordati con l’autista che doveva trasportare gli
italiani in Giordania, per qualche diecina di euro. (Pare che in Iraq la
moneta europea abbia soppiantato il dollaro: altro smacco per Bush). Un
dietrologo serio supporrà dunque, dietro i rapitori, una cupola decisa a
far uccidere gli ostaggi esattamente due giorni prima delle elezioni. In
modo che, chiusa per legge la campagna elettorale, le accuse al governo
rimanessero appannaggio dei moti di piazza, come è avvenuto in Spagna. Si
noti la moderazione nei riguardi dell’Italia, rispetto alla Spagna: là i
sacrificati furono centinaia, qui i predestinati erano quattro soltanto.
Proseguiamo
nella dietrologia. La Cia conosceva da tempo l’ubicazione della prigione,
ma non lo dava a vedere, fingendo di cercare un po’ dappertutto. Se i
prigionieri fossero stati liberati troppo presto, l’impatto sulle elezioni
si sarebbe affievolito. I tempi erano dunque strettissimi, e la gara è
stata vinta dagli americani (che hanno lasciato un po’ di gloria anche
agli italiani e ai polacchi, per ragioni di alleanza). Naturalmente, per
il dietologo, il successo non va attribuito all’intelligence. Nessun mezzo
di comunicazione di massa attribuirebbe una capacità del genere alla Cia,
all’Fbi o alla Military Police (al più al Mossad). Il successo è dovuto
alla plutocrazia yankee, in grado di pagare mance superiori a quelle
offerte da signori del petrolio per conto degli islamici. Così è accaduto
che al momento concordato per la liberazione i custodi fossero al
ristorante, lasciando di guardia uno solo, un po’ distratto.
La cosa
curiosa è che, da quanto è trapelato sulle trattative, tutto è accaduto
come se le due parti avessero effettivamente i loro orologi regolati
sull’ora italiana, come i marocchini li avevano sull’ora spagnola. Con la
differenza che in Spagna il progetto degli agenti andò a buon fine, in
Italia no. Ora è notevole che, mentre in nessuna parte si capisce che cosa
stia succedendo in Irak, in Irak le vicende degli ostaggi italiani fossero
perfettamente sincronizzate sulla nostra situazione: sui moti di piazza,
sui dibattiti parlamentari, ecc. Le rispettive agenzie e gli innumerevoli
mediatori guardavano dunque alla situazione politica italiana: per dir
questo non è necessario nessun esercizio di dietrologia.
Ma, si
obietterà, il 13 giugno si votava per l’Europa, le amministrative italiane
erano solo marginali. La verità è che quelle che hanno importanza agli
occhi dei politici non sono affatto le elezioni europee, bensì le elezioni
nazionali. In Italia le elezioni europee hanno assunto un rilievo
particolare solo perché le sinistre speravano che ne uscisse la prova che
il centrodestra è allo sbando. Per questo il terrorismo ha colpito la
Spagna in occasione delle elezioni spagnole, ma voleva colpire l’Italia in
occasione delle europee. Poi sarà la volta dell’Inghilterra, e le prossime
elezioni inglesi sono le più importanti di tutte. Anche senza dietrologia,
mi auguro che i servizi di tutto l’Occidente sappiano provvedere.
23 giugno 2004
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