Confusione elettorale
di Vittorio Mathieu

Di solito, dopo ogni elezione tutti politici esultano come se avessero segnato un goal. Questa volta non è così, se si eccettua un piccolo moto iniziale di Castagnetti, subito rientrato. Dovrebbero esultare i partiti di estrema sinistra, che, con un 13%, potrebbero divenire determinanti in qualsiasi coalizione. Ma, per guadagnare gli indecisi, una coalizione deve per forza almeno fingere di mettere da parte gli estremisti, mentre quelli si giovano appunto dei loro atteggiamenti estremi.

Nel proporzionale tutto è più facile: ognuno corre per conto suo, ostentando la propria identità. E, se anche al momento di coalizzarsi è costretto a perderla, poco male: per 5 anni i giochi son fatti. Nel maggioritario, per contro, le trattative con gli alleati vanno condotte prima, e i piccoli corrono il pericolo di perdersi nella folla. Nel proporzionale i democristiani risolvevano magistralmente il problema con le correnti, che conducevano le trattative con altri partiti in modo non ufficiale. Nel maggioritario questo espediente viene meno e, infatti, almeno su questo punto la sua adozione è stata benefica: le tendenze diverse interne ai partiti rimangono, ma le correnti non sono più il veicolo dell’egemonia.

Lontani dai gridi di trionfo, i commenti sulle scorse elezioni si sono fatti confusi. E questo è spiegabile, anche perché è difficile sapere di che elezioni si stia parlando. Sulla carta, le europee erano le più importanti, di fatto erano poco più che un pretesto. E, infatti, là dove non avevano di che essere pretesto l’astensionismo è stato enorme.

In Italia si votava per molti comuni e province; e per molti questa era la prova generale, non solo delle regionali del prossimo anno, ma delle nazionali del 2006. Anche qui una delusione: nessuno riesce a cavare da queste elezioni un indizio, positivo o negativo, di ciò che accadrà nel 2006. Ciò deporrebbe a favore del centrodestra, ma il centrosinistra può vantarsi di avere invertito la tendenza a livello del potere locale. E il potere locale è importante, anche se non decisivo, per le elezioni di livello superiore. Un sindaco può rendere tutto più difficile, porre ostacoli alle affissioni, allontanare i banchetti dai mercati rionali, e così via. Forza Italia dovrebbe curarsi di più delle beghe locali, oltre che astenersi, ovviamente, di aggiungerne di suo: è uno dei compiti principali dei coordinatori regionali con poteri proconsolari.

Ci sono 5 livelli principali su cui l’elettore è chiamato a esprimere un voto. Ciò dà luogo, o a elezioni continue, o a elezioni confuse. Le elezioni confuse mettono a dura prova la perspicacia dei commentatori, ma le elezioni continue farebbero peggio: metterebbero a dura prova la pazienza degli elettori.

17 giugno 2004

 

stampa l'articolo