Un 4 giugno di libertà
di Arturo Diaconale

Il 4 giugno si celebra il sessantesimo anniversario della liberazione di Roma da parte delle truppe alleate. Per i romani, anche per quelli che vissero la vicenda come momento di sconfitta, è un giorno tradizionalmente di festa. Che non testimonia l’occupazione della città da parte di soldati stranieri. Ma che segna la fine della seconda guerra mondiale, l’avvento della pace e, soprattutto, il ritorno della libertà e della democrazia. Il suo valore simbolico, almeno per la Capitale, è addirittura superiore a quello del 25 aprile. Perché non evoca immagini di guerra civile, ma solo di fine di un periodo doloroso e l’avvio di una fase di tranquillità, sicurezza e benessere.

Ma il prossimo 4 giugno non sarà come quelli del passato. Per celebrarlo non basterà recarsi al cimitero militare di Anzio o partecipare alle altre cerimonie ufficiali organizzate dal Campidoglio o dal governo nazionale. E’ il giorno della visita in Italia del Presidente Usa Bush. E chi non crede nei valori della democrazia liberale di cui il nostro paese ha goduto per sessant’anni grazie all’amicizia ed all’alleanza con gli Stati Uniti, ha già deciso di cogliere l’occasione per manifestare la propria ostilità ed il proprio livore contro il rappresentante della più grande democrazia mondiale.

Il pretesto contingente è la situazione irachena. Ma la ragione di fondo è la stessa che mosse a suo tempo i “partigiani della pace” di stampo stalinista nelle marce contro l’Alleanza Atlantica o i pacifisti eurocomunismi contro i missili Nato schierarti per fronteggiare gli ordigni di guerra sovietici: un antiamericanismo viscerale che nasconde un’irriducibile ostilità contro il modello occidentale della democrazia liberale.

Per fronteggiare l’ennesima prova di forza dei nemici delle libertà il mio giornale, “L’opinione delle libertà”, ha organizzato per il pomeriggio del 4 giugno, a Roma, l’incontro tra tutti quelli che non hanno paura di opporsi alla marea dei falsi pacifisti per dichiarare alta e forte la loro adesione ai valori contenuti nell’anniversario della liberazione della Capitale. L’intenzione non è di contrapporre la piazza dei liberaldemocratici e degli amici dell’America alla piazza degli antiamericani, dei terzomondisti, dei nostalgici del comunismo e dei fiancheggiatori del khomeinismo e del fondamentalismo islamico.

La nostra manifestazione non avrà la forma del comizio ma seguirà i canoni del talk-show (tra l’altro sarà collegata al programma di “Rete 4” “Zona rossa” condotto da Marco Taradash) e punterà a dimostrare che la maggioranza degli italiani, attraverso una serie di voci autorevoli e rappresentative, non dimentica il passato. Ma, soprattutto, è sempre più convinta che i valori di libertà e democrazia e di amicizia ed alleanza tra Italia e Usa costituiscono la sola indicazione valida per costruire il futuro. So bene che i liberaldemocratici non amano le liturgie di piazza. Ma quella del prossimo 4 giugno è un’occasione particolare. Per dimostrare che in Italia non esiste il pensiero unico. Alla omologazione di massa c’è sempre chi contrappone le idee.

20 maggio 2004

diaconale@opinione.it

da L'opinione

 

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