Le due sinistre e la festa della Repubblica
di Alessandro Bezzi
Tutto torna. Il 4 giugno in piazza contro Bush, l’America di oggi e di
ieri, quella che tenta di esportare la democrazia in Medio Oriente e
quella che la esportò sessant’anni fa in Europa. Due giorni prima, il 2
giugno, in piazza contro l’Italia, la sua Repubblica, la sua bandiera
tricolore, la sua festa ritrovata. Oggi come ieri, lotta dura e senza
paura contro la democrazia. Scende in piazza la sinistra vera, il ciclone
pacifista che non ha le pruderie di Prodi a dire come la pensa, non solo
sulla guerra al terrorismo che non si deve fare né ora né mai ma anche
sull’America, sul capitalismo, sulle democrazie occidentali, sull’Italia.
Su quel tricolore che sventola sui pennoni più alti delle istituzioni, sui
fortini assediati nel deserto iracheno, sulle bare dei nostri soldati
caduti.
Intendiamoci, questa sinistra fa il suo mestiere. Non si nasconde, si
presenta decisa per quello che è e per quello che desidera. Se governasse
lei, avremmo un’Italietta piccola e lamentosa, incapace di reggere un
ruolo determinante nel solco della tradizione atlantica che detta le linee
di politica estera da quando, dopo una rovinosa guerra mondiale, abbiamo
voltato le spalle al totalitarismo, chiudendo l’esperienza del fascismo e
schivando l’alternativa del comunismo, l’altra tentazione disponibile su
piazza. Sarebbe l’Italia del declino, non solo economico ma anche politico
e morale: su tutte le sfide della modernità ci offrirebbe opzioni di
ripiego. Niente riforme, niente lavoro, niente energia, niente soldati,
niente di niente, solo un eden immaginario fatto di nulla, nichilismo allo
stato puro, aria rarefatta nella quale sopire ogni forma di vitalismo.
Questa sinistra, dunque fa il suo mestiere. Monaco 1938 non è un peccato
del passato ma una precisa strategia politica: appeasement. Così muoiono
le democrazie ma tanto, who cares? Il problema è che questa sinistra detta
legge all’altra sinistra, quella che si dice moderata e che vorrebbe
governare per davvero. La condiziona, la occupa, la spinge verso la deriva
anti-occidentale. La scavalca nelle scelte politiche decisive, la obbliga
anche a coprire manifestazioni contro la Repubblica e la bandiera. Questa
sinistra moderata, o ulivista, o non si sa che, sfiorisce per
inconsistenza. E’ un fantasma come il suo leader che esorta gli elettori
dall’alto dei manifesti e poi si nasconde dalle liste elettorali. Prodi
rischia di scambiare un paese reale come l’Italia per un’evanescenza
burocratica come la Commissione europea. Sconfessi le manifestazioni
contro la Repubblica del 2 giugno e quelle contro l’America del 4 giugno.
Inviti i suoi (ipotetici) futuri alleati di governo a separare le
legittime proteste verso Bush dalle pretestuose rimostranze contro la
liberazione dal fascismo. Si prenda qualche responsabilità, se vuol
dimostrare tempra di leader.
17 maggio 2004
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