Disobbedienti agli ordini della sinistra
di Vittorio Mathieu
Le discordie nel campo di Agramente giovano ai cristiani, perché in quel
campo non si tengono elezioni, ma nel centrosinistra c’è il pericolo che
abbiano un effetto opposto. Se, ad esempio, Marco Rizzo dichiara di
“avercela con l’Ulivo”, può darsi che qualcuno, che non pensava di votare
l’Ulivo, si dica: “Mah, dopotutto, se è visto male da Marco Rizzo, perché
no?”. Lo stesso vale per i centri sociali quando minacciano Fassino. Chi
vede di buon occhio i centri sociali non voterebbe mai Berlusconi, e non
voterà mai neppure Fassino. Però qualcuno, che esiterebbe a votare Fassino
se lo vedesse a fianco dei centri sociali, può darsi che sciolga il suo
dubbio se i disobbedienti lo assalgono.
In entrambi i campi ci sono elettori poco convinti, che tuttavia votano
anche solo per evitare che prevalgano gli avversari. Ma c’è anche chi,
scontento, si astiene. O chi addirittura oscilla incerto tra un campo e
l’altro. Sono più di quanto si creda: è l’unico risultato sicuro dei
sondaggi. Per costoro le liti servono a isolare gli impresentabili e ad
individuare persone accettabili, appunto perché anatomizzate da loro.
D’altro canto i duri e puri hanno tutto da guadagnare mostrandosi
irriducibili: i voti dei moderati non sarebbero mai per loro, mentre può
darsi che voti per loro qualche arrabbiato, che altrimenti, per mostrare
la sua rabbia, si asterrebbe.
Tutto ciò cambierebbe poco se fosse simmetrico. Se, poniamo, Fini traesse
vantaggio dall’intolleranza di Rauti. In qualche momento forse è stato
così, ma non ora. Fini non ha più bisogno di essere sdoganato e nessuno
vota la Casa delle libertà solo perché dà l’ostracismo a Rauti. Il grave è
che passate le elezioni la scena cambia. I “no-global”, i disobbedienti, i
duri e puri non si sono astenuti: hanno mandato in Parlamento qualcuno di
loro fiducia che, eletto senza vincolo di mandato, non vedrà ragione per
non sostenere un presidente del Consiglio con cui aveva ripugnanza a stare
a lato nelle sfilate, quasi fosse un appestato; ma che ha il pregio,
quanto meno, di evitare quel governo di centro-destra di cui tutti insieme
denunciano le sette piaghe. Sul campo continueranno a ostentare discordia,
ma quando si tratti di votare in Parlamento su questioni decisive, state
sicuri che sui tabelloni luminosi la divisione a sinistra non comparirà
più.
25 marzo 2004
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