Italia e Inghilterra, sinistre a confronto
di Alessandro Bezzi

Prodi fa shopping in Europa in quei partiti della terra di mezzo che non si riconoscono nei due colossi continentali, il conservatore Partito popolare e il progressista Partito socialista. Bertinotti l’ha già fatto, assicurandosi in un surreale summit berlinese, il copyright del neo-comunismo europeo. No, non era una scena di “Good bye Lenin”, quella riunione di vetero-ex-neo-post comunisti nel cuore della vecchia capitale della Prussia rossa ma la sigla di un’alleanza di tutti gli spezzoni del marxismo europeo sopravvissuti alle macerie del Muro e tornati in scena per conquistare il futuro. A livello italiano, il triciclo, il listone, il nuovo ulivo o come volete chiamarlo, ha perso la gamba di Di Pietro. Il tribuno di Mani Pulite correrà da solo assieme ad Achille Occhetto e alla livorosa compagnia di giro, pardon di girotondini, raccolta attorno ai sette nani: Florolo, Pancholo, Nannolo, Travagliolo, Camillerolo, Bettinolo, Furiolo. Ormai li chiamano i Girocchettini, saldando la goliardia di quegli splendidi cinquantenni all’anti-dalemismo militante dell’uomo della Bolognina che cova vendetta, vendetta, vendetta. Dio li fa, poi li accoppia. E magari l’elettore alla fine li accoppa.

Questo si agita nella sinistra italiana, mentre le veline che da Bruxelles piombano senza filtro sulle pagine dei quotidiani vorrebbero convincerci di una galassia tutta in movimento verso l’astro ritrovato di Romano Prodi. Il presidente di una Commissione, in verità, incarna “l’Europa che cade”, cioè l’Europa che si è affidata al vecchio asse franco-tedesco e che ha realizzato la peggior performance continentale negli ultimi decenni: sul piano geopolitico, economico, sociale. Una performance che Ideazione analizza nei servizi di copertina di questo sito (e nel numero in edicola). E mentre a queste latitudini alle proposte politiche (che l’opposizione dovrebbe formulare per convincere gli elettori) si sostituiscono le manovre di vertice, alle latitudini di Londra un altro leader di sinistra, Tony Blair, governa, rischia e vince utilizzando a tutto campo le regole della democrazia: idee, volontà, confronto, sfida.

30 gennaio 2004

 

 

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