Polonia, vince la destra moderata di Donald Tusk
dal nostro inviato Pierluigi Mennitti
[22 ott 07]

Varsavia - Donald Tusk ha vinto. E finalmente sorride guardando diritto negli occhi i suoi militanti raccolti attorno al palco sistemato al centro della grande sala che fa da quartier generale del partito. Per qualche attimo riesce a vincere quell’innata timidezza che gli consiglierebbe ben altro ruolo rispetto a quello del leader politico. E scioglie la tensione in un sorriso aperto. Può farlo perché questa volta il successo è tutto suo, costruito pezzo per pezzo nei due anni di opposizione e consolidato in una campagna elettorale difficile e piena di insidie. Decisivo è stato il dibattito televisivo di una settimana fa con il rivale Jaroslaw Kaczynski, che ha incollato al video milioni di polacchi e che da tutti gli osservatori è stato paragonato al famoso dibattito fra John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon. E’ stata la sera magica di Donald Tusk, nella quale il leader liberale ha gettato alle ortiche la consueta prudenza e ha incalzato il premier su tutti i temi sul tappeto. Sino ad allora, Kaczynski era stato abile a dribblare la discussione sul bilancio del suo governo ma quella sera Tusk ha tirato fuori gli artigli e il povero premier ha fatto la figura del provinciale.

Tre ore è durata la suspance, fino a quando le reti televisive hanno potuto rendere nota la prima proiezione. Erano le 22 e 55 di ieri sera e i grafici disegnati sullo schermo hanno fugato ogni dubbio: il partito di Donald Tusk sopravanzava quello di Jaroslaw Kaczynski di 13 punti. Nel corso della notte quel vantaggio si è leggermente ridotto (soprattutto in termini di seggi) ma subito è apparso netta l’indicazione degli elettori. In mattinata i dati (ancora non ufficiali) sono questi: Piattaforma Civica (PO) balza al 41,5 per cento, Giustizia e Libertà (PiS) si ferma al 32 (tuttavia in crescita percentuale rispetto alla vittoria di due anni fa). Poi i socialdemocratici (LiD) al 13,4 e il Partito dei contadini (PSL), centrista, all’8,9. In Parlamento siederanno solo questi partiti: crollano le due formazioni minori di estrema destra che facevano parte del governo Kaczynski e che si fermano ben sotto la soglia di sbarramento del 5 per cento: all’1,6 (- 10 per cento) precipita Samoobrona (Autodifesa) del populista Andreij Lepper; all’1,3 (- 6 per cento) scende la Lega delle Famiglie (LPR). Se da un lato questa è la vittoria di Donal Tusk e del suo partito di destra moderata e liberale, dall’altro è anche la sconfitta della politica dei gemelli Kaczynski e della virata populista che hanno imposto al loro partito.

La traduzione dei voti in seggi (anche questa ancora non ufficiale) assegna nel nuovo Sejm, la camera bassa polacca, 211 deputati a Piattaforma Civica, 161 al PiS, 55 ai socialdemocratici e 32 al Partito dei contadini. Potrebbe essere quest’ultimo ad accompagnare i liberali nella coalizione di governo, garantendo un esecutivo stabile e omogeneo: il partito contadino ha modernizzato il suo programma politico, profilandosi negli ultimi tempi come una formazione centrista favorevole al libero mercato e attenta alle nuove dinamiche giovanili. Si eviterebbe così l’ipotesi più complessa di un governo di Grande Coalizione con i socialdemocratici, tanto più che al Senato (dove si vota con un sistema diverso) Piattaforma Civica avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta. La sfida di Donald Tusk, a questo punto, non è più solo amministrativa ma politica. A lui gli elettori polacchi offrono l’opportunità di costruire il grande partito moderato del centrodestra, liberale e conservatore, in grado di condurre la Polonia fuori dalla lunga stagione della transizione dal comunismo alla democrazia nello spirito di Solidarnosc. Un compito per il quale serve più la grinta del confronto televisivo che la timidezza dei giorni ordinari.

Quanto ai gemelli, la sconfitta è pesante: bocciata in particolare l’azione di governo, come dimostra la scomparsa dal Parlamento dei due partiti minori di estrema destra che avevano sorretto la maggioranza. Tuttavia è presto per dichiarare la loro fine politica. Lech resta presidente della Repubblica e, sul piano istituzionale, si apre una stagione di coabitazione. Il PiS raccoglie ancora un vasto consenso nelle campagne e in periferia e le ragioni di fondo che ne hanno determinato il successo negli anni passati non sono scomparse. Il partito paga un pessimo governo e una condotta arrogante e sprovveduta in politica estera che ha danneggiato l’immagine internazionale della Polonia. E tuttavia, l’elettorato polacco resta assai volubile. Il compito di Tusk è quello di assicurare un buon governo e consolidare attorno alla sua Piattaforma Civica il consenso ricevuto. Ma se fallirà la partita politica si riaprirà per tutti.

 


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