Polonia al voto, favoriti i liberali di Donald Tusk
dal nostro inviato Pierluigi Mennitti
[19 ott 07]

Varsavia - La campagna elettorale è tutta in televisione, nonostante l’autunno sia stato finora mite e solo oggi pioggia e freddo abbiano annunciato il cambio di stagione. Mancano i comizi, le manifestazioni all’aperto, la propaganda porta a porta. E se si escludono i manifesti murari e qualche attivista di Piattaforma Civica, bisogna accendere la nuova arena mediatica, la Tv, per capire che fra due giorni si vota. La Polonia si reca alle urne. A due anni di distanza dalla rivoluzione dei gemelli Kaczynski, che allora sbancarono il piatto, vincendo a sorpresa prima le elezioni politiche, poi quelle presidenziali. Due anni di governo nervoso e traballante, segnato dalla demagogia e da leggi discutibili, dall’incompetenza e dalla fibrillazione in politica estera e nei rapporti con i fantasmi del passato, Germania e Russia. Un esecutivo dal fiato corto, caduto proprio per la corruzione che ha investito alcuni suoi esponenti. la rivoluzione non c’è stata. C’è stata un’involuzione invece, nello stile politico, nelle idee guida, nelle proposte bigotte in tema di costumi sociali che il governo ha tentato di varare. Così è scoppiata la crisi e la Polonia si trova a vivere il paradosso di un’economia in grande crescita e di una politica che non è in grado di accompagnarla, figuriamoci di guidarla.

Elezioni anticipate, dunque. Come in Ucraina, a testimonianza del fatto che il lato orientale dell’Europa vive una fase di instabilità lungo la fascia che corre da Varsavia a Kiev. Con l’aggravante che la Polonia è dentro l’Unione e le sue scosse telluriche arrivano dirette nelle altre capitali, via Bruxelles. Nel confronto televisivo che forse ha deciso l’esito del voto, il leader dell’opposizione Donald Tusk ha messo in difficoltà il premier uscente proprio sui temi internazionali. Le difficoltà con l’Europa, le crisi ripetute con Berlino, le frizioni con Mosca. Gli elettori sembrano aver percepito e i sondaggi degli ultimi giorni danno a Donald Tusk un vantaggio di quattro-cinque punti e una tendenza in crescita, che negli ultimi tre giorni potrebbe proseguire.

Resta tuttavia una partita a destra, tra liberali e conservatori. I primi raccolti dentro il partito di Piattaforma Civica (PO), guidato appunto da Tusk. I secondi attorno a Giustizia e Libertà (PiS), la formazione guidata dai gemelli Lech e Jaroslaw Kaczynski. Si dichiarano entrambi eredi spirituali di Solidarnosc, anche se il padre nobile del movimento, Lech Walesa, ha sconfessato i gemelli, dichiarandoli un pericolo per la democrazia. Altri esponenti storici di Solidarnosc hanno preso le distanze e oggi tutto questo rischia di pesare nel voto finale. Eppure, se i sondaggi saranno confermati, sarà ancora troppo presto per dire che la stagione dei Kaczynski si è conclusa, come affrettatamente annuncia oggi una parte della stampa tedesca. Con i gemelli bisognerà ancora avere a che fare. Lech è sempre il presidente della Repubblica e quella con Donald Tusk sarà una difficile coabitazione. E poi Giustizia e Libertà resta un partito forte, di gran lunga la seconda forza del paese. Capace di parlare un linguaggio semplice e aggressivo, che penetra nelle campagne dove l’informazione è più scarsa e la paura del futuro crea nemici che si chiamano, di volta in volta, Unione Europea, o Germania o Russia. La geografia elettorale polacca vede ormai una divisione netta tra città e campagna e tra regioni occidentali e regioni centro-orientali. Le prime scelgono i liberali, le seconde sono sensibili al populismo ultra-conservatore.

Venerdì è il giorno degli ultimi sondaggi. Chiari nell’indicare la tendenza, si dividono profondamente nelle cifre. Quello pubblicato da Rzeczpospolita assegna ai liberali il 34 per cento, a Giustizia e Libertà il 26, ai socialdemocratici il 12 e ai centristi del PSL l’8. Secondo Gazeta Wyborcza, invece, Piattaforma Civica sfonderebbe fino al 42 per cento, i gemelli si fermerebbero al 32, socialdemocratici al 12, centristi al 7. Entrambi i sondaggi concordano però sul fallimento dei due piccoli partiti estremisti che hanno permesso il governo di coalizione conservatore, Samoobrona e la Lega delle famiglie. Ancora poche ore e sapremo se i sondaggi avranno centrato l’umore dell’elettorato e se domenica si concluderà almeno il primo atto della commedia dei due gemelli guastafeste.

 


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