Provaci ancora Julia, ma la via è stretta
di Pierluigi Mennitti
[18 ott 07]

Kiev - L'accordo è stato siglato e in Ucraina vale quel che vale. Cioè poco. Però il presidente Viktor Yushchenko si è convinto e Julia Timoshenko si avvia a riprendere le redini del governo. La favola è quella di una coalizione che vorrebbe riannodare il filo interrotto della rivoluzione arancione. La storia è quella di un braccio di ferro che si è aperto non appena la Timoshenko ha avuto la certezza del proprio successo personale e quella dell'insuccesso di Yushchenko. La partita si è giocata all'interno degli ex alleati ed è stata un gioco di forza: quella in ascesa della rediviva Julia e quella al tramonto del vecchio eroe arancione. Al margine il vincitore-sconfitto Viktor Yanukovich, leader del partito che pesca ad est e tra i russofoni, ma oggi orfano dell'appoggio di Mosca che guarda altrove e incapace di stringere alleanze di governo. La partita, comunque, non è chiusa.

Julia Timoshenko ha deciso di non attendere e di cogliere l'attimo. Ha in testa le presidenziali del 2009 (come gli altri attori consumati della politica ucraina) e ha valutato che è meglio prendere la rincorsa dal seggio più alto del governo. Ha scansato con inconsueta diplomazia la trappola di Yushchenko che puntava alla Grande Coalizione muovendo tutti gli uomini del presidente. Il vero artefice del nuovo governo, se partirà, sarà stato il leader politico della coalizione arancione (il blocco che ha sostenuto Jushchenko): Yuriy Lutsenko. Un convinto ex socialista che ha fatto il salto della quaglia e ha indossato con altrettanta convinzione la casacca arancione. E' giovane, spregiudicato, populista al punto giusto (dunque, parla la stessa lingua della Timoshchenko). E' l'uomo che ha sorriso da subito alla nuova vincitrice e che, dall'interno del gruppo presidenziale, ha fatto capire a Yushchenko che la strada del compromesso con Yanukovich non avrebbe portato da nessuna parte. Tanto era duro e puro a sinistra (c'è chi lo ricorda non troppo tempo fa declamare le virtù del socialismo), tanto è integralista a destra. Un altro degli squali che inseguono il potere.

E' verosimile che Timoshenko e Lushenko abbiano firmato un patto di solidarietà e che sarà questa la nuova coppia che garantirà il rinnovato esecutivo arancione. Sistemato il presidente, con il quale la partita è solo sospesa, si tratta di capire cosa farà il Partito delle Regioni del premier uscente. Nei giorni scorsi i colloqui tra i leader politici sono stati a tutto campo. Le preoccupazioni di Jushchenko, pur dettate da una strategia personale, sono reali: il paese resta spaccato e un governo neo-arancione, con una maggioranza strettissima, non avrebbe vita facile. La stabilità politica è un bene necessario: per l'economia (anche nel mese di settembre in crescita del 7 per cento), per gli impegni internazionali del paese, per il consolidamento della democrazia. Si vedrà dalla composizione del nuovo esecutivo se l'appello a inglobare ministri dell'opposizione sarà stato accolto. La via lungo la quale s'incammina la Timoshenko resta tuttavia stretta. Nel caso di una sorta di compromesso storico, la spinta riformista che la ritrovata premier vorrebbe imporre ne risulterà frenata. Nel caso di un governo di stretta maggioranza, l'opposizione sarà dura e implacabile. E l'instabilità continuerà ad essere la colonna sonora della politica ucraina.

 


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