Il Pd, il centrodestra e il cadavere che non passa
di Domenico Naso
[15 ott 07]
Il Partito Democratico
è nato e ha celebrato il suo primo rito collettivo. Le primarie di ieri ci
presentano un nuovo soggetto politico con tutte le sue tante stranezze e i
suoi pochi ma significativi pregi. Innanzitutto il Pd nasce sotto il segno
del porcellum, ed è la prima stranezza. Ma come, la tanto vituperata legge
elettorale del centrodestra, tacciata con qualche ragione di verticismo,
viene utilizzata nel primo colossale esperimento di democrazia diretta della
politica italiana? La seconda stranezza, che poi stranezza non è, è
rappresentata dal risultato bulgaro di Walter Veltroni. Il 76 per cento dei
consensi è un risultato imbarazzante, da regime totalitario. I leader del Pd
non si sono resi conto che una percentuale di tali proporzioni non fa altro
che delegittimare il metodo stesso delle primarie perché in quale altra
elezione democratica il candidato principale, anche se superfavorito alla
vigilia, raccoglie i tre quarti delle preferenze?
Ma ora arriviamo alla terza stranezza: la sopravvivenza del governo Prodi.
Il premier, con voce roca e sorriso spento, ha subito messo le mani avanti:
"La nascita del Partito Democratico è un sogno che si avvera. Un sogno
iniziato dodici anni fa proprio con Walter". Ecco che il Professore tenta di
dire a tutti che in fondo Walter lui l'aveva scelto in tempi non sospetti,
all'inizio dell'avventura dell'Ulivo. In fondo, insomma, queste elezioni non
mi esautorano, al contrario mi rafforzano e con me rafforzano il mio
governo. Lodevole tentativo di disperata autoconservazione, non c'è che
dire. Peccato, però, che la realtà sia molto diversa. Veltroni da oggi in
poi parlerà da leader scelto dalla gente del più grande partito italiano,
del primo partito unico della storia del bizzarro bipolarismo del nostro
paese. E sarà lui l'interlocutore del centrodestra e della sinistra
radicale, dei centristi e dei sindacati, degli industriali e della società
civile. Prodi rimane a fare il premier co.co.pro., fino a quando Veltroni
non deciderà di non rinnovare più il contratto e di misurarsi con gli
elettori (veri, stavolta). Se non lo fa già adesso è solo perché sa che i
risultati sarebbero catastrofici. E' troppo debole il centrosinistra, è
troppo forte il centrodestra. La coabitazione, dunque, sarà breve. E
stavolta, quando decideranno di rimettere Prodi in naftalina, non ci sarà
nessun ruolo prestigioso a livello europeo per il Professore. Pensione
forzata e largo ai giovani (più che cinquantenni, sic!).
Ma la nascita del Pd rappresenta anche qualcosa di positivo nel panorama
politico italiano. Non possiamo e non vogliamo negarlo. Innanzitutto si fa
chiarezza, si aggregano il secondo e il terzo partito italiano, si va
spediti verso una forma, seppur tiepida e all'italiana, di bipartitismo.
Peccato, però, che dall'altra parte nessuno si preoccupi di accelerare il
processo di fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale. Non c’è davvero
voglia di creare il Partito delle Libertà, ammettiamolo. Una larga parte di
An ha paura di abbandonare definitivamente la propria storia politica e
culturale. Non basta Gasparri, non bastano i berluscones, non basta neppure
Fini, che pure non vede l’ora di liberarsi dal giogo dei suoi colonnelli
confluendo nel partito unico. A sinistra, invece, ci sono riusciti. Magari
con un’operazione verticistica, con primarie farlocche e con un plebiscito
al princeps del Campidoglio, ma ci sono riusciti. E mediaticamente
l’operazione è stata un successo senza precedenti. I tre milioni e mezzo di
elettori di ieri molto probabilmente sono di meno, magari due milioni o poco
più. Ma si tratta comunque di cifre importanti, di una partecipazione
imponente. Poco importa se già tutto era deciso. Gli elettori del Pd ieri
hanno creduto di contare qualcosa ed è questo che importa.
E sbaglia chi, nel centrodestra, sminuisce l’operazione come qualcosa di
finto. Sarà anche così, ma ci sembra la reazione giusta. I politici di
centrodestra non sono riusciti a mascherare un po’ di sana invidia,
lasciando ancora una volta al “comboniano” Veltroni il monopolio del
buonismo e della riconciliazione. “Dobbiamo superare il muro contro muro, la
politica dell’odio e le alleanze antiqualcuno”, questo ha detto il sindaco
di Roma, ricevendo il plauso della corte democratica di giornalisti e
politologi. Il centrodestra, dunque, è stato sconfitto proprio sul terreno a
lui più congeniale: la comunicazione. Le primarie del Pd sono state un
evento mediaticamente perfetto e non ci stupiremmo se nei prossimi giorni
Renato Mannheimer dalle colonne del Corriere della Sera o dal suo trespolo a
Porta a Porta ci raccontasse una ripresa del centrosinistra nei sondaggi. La
lezione che arriva da queste primarie-farsa è la seguente: non basta più
sedersi sulla riva del fiume e aspettare. Si rischierebbe di invecchiare
senza vedere passare il cadavere del governo Prodi.
(c)
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