Il declino di Viktor Yuschenko
di Pierluigi Mennitti
[08 ott 07]

Kiev - Il nodo politico è tutto nella concorrenza tra i due leader della ex coalizione arancione. Il presidente, Viktor Yuschenko e l'ex premier, Julia Timoshenko. Una sedia per due, quella di presidente della Repubblica. Le elezioni saranno fra due anni e sono quelle che contano davvero, soprattutto se il prossimo parlamento apporterà quei correttivi istituzionali che restituiranno al presidente il potere perduto. Ecco perché, nonostante i due partiti della ex coalizione arancione abbiano ottenuto una leggera maggioranza di seggi (l'assegnazione ufficiale dei seggi avverrà tra qualche giorno) è così difficile far rivivere i fasti di tre anni fa

Dietro la richiesta di Yuschenko di un governo che vedesse la partecipazione dei tre partiti maggiori c'è una bizantina lotta per la sua sopravvivenza e per il secondo mandato. Ma anche la preoccupazione per un paese spaccato lungo una faglia delicata, che è geografica, linguistica ed economica. Esistono due o meglio tre Ucraine. Eppure il paese avrà un peso e un futuro indipendente solo se riuscirà ad essere unito, in qualche modo. La soluzione non è la via cecoslovacca.

Ieri il presidente ha corretto il tiro, non parlando più di grossa coalizione ma di accogliere ministri del Partito delle Regioni in un governo eventualmente formato da Blocco Timoshenko (Byut) e Nostra Ucraina (Ou-Psd, cioè il suo partito). E' in difficoltà, specie al suo interno. Il capolista del suo raggruppamento, Yuriy Lutsenko, un capopopolo trasformista e abile passato in un colpo di ciglia dai socialisti agli arancioni, si è smarcato dal cono d'ombra del compromesso richiesto dal suo presidente e ha annunciato che avvierà colloqui politici con un solo obiettivo: la Timoshenko premier.

Attorno al sempre più debole Yuschenko ruota un groviglio di interessi e legami che rischia di strozzarlo. Ammiccamenti pre-elettorali sottobanco con Yanukovich, ambizioni personali, pressioni all'interno del suo partito, incomprensioni con il suo elettorato. E la concorrenza spietata di Julia, la donna che lui stesso fece primo ministro per poi iniziare a litigarci un minuto dopo. Lei è brava e cinica. Usa la clava della demagogia con la leggerezza di una piuma. Ha il vento in poppa e tante carte in mano. Se farà il premier trascinerà con sé quel che resta dei politici arancioni ancora legati a Yuschenko. Se si accomoderà all'opposizione trascinerà con sé i suoi elettori. Non saranno i bizantinismi a salvare il presidente. Né l'abbraccio con il vecchio rivale Yanukovich. E neppure le preoccupazioni per le divisioni del paese. L'Ucraina non è ancora, politicamente parlando, un paese normale.

 


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