All you need is business, l'altra faccia dell'Ucraina
di Pierluigi Mennitti
[28 set 07]
Dniepropetrovsk – “All you need is
business”: con cinque parole Olena Usenko, corrispondente della rete
televisiva privata 1plus1 liquida la campagna elettorale che dovrebbe
restituire all’Ucraina un governo e un po’ di stabilità. Siamo a
Dniepropetrovsk, cuore economico e “finanziario” del paese, il luogo dove
probabilmente si decidono gli equilibri politici del paese. Da qui la
politica appare per quello che è: il braccio operativo degli oligarchi che
nell’ultimo decennio sull’onda di liberalizzazioni manipolate hanno di fatto
preso in mano le redini dell’Ucraina. Ex città chiusa all’epoca dell’Unione
Sovietica a causa dell’industria missilistica, è stata la rampa di lancio
della carriera politica di Leonid Kuchma, il presidente della prima era post
comunista liquidato dalla rivoluzione arancione di tre anni fa. E’ stata
anche la città dove Leonid Breznev si fece le ossa prima di volare al
Cremlino.
Per ironia della storia Dniepropetrovsk è oggi la roccaforte elettorale di
Julia Timoschenko, la dama bianca sulla quale all’estero si appuntano le
speranze di un’Ucraina più occidentale. Anche lei, però, è legata a doppio
filo ad uno dei più potenti gruppi imprenditoriali e bancari privati
nazionali che proprio qui ha la sua base e che condiziona in tutto e per
tutto la vita cittadina. La città è destinata ad assumere un ruolo sempre
più centrale nella vita economica del paese e lo scontro elettorale che di
fatto si gioca tra la Timoschenko e Victor Yanukovic, il paladino dell’Est,
prefigura con molte probabilità lo scontro ben più importante che avverrà
fra due anni con le elezioni presidenziali. Lì si deciderà il futuro
prossimo del paese, quella di domenica è solo una prova generale.
Se Odessa incarna l’anima un po' russa e un po' cosmopolita dell’Ucraina,
Dniepropetrovsk incarna lo spirito sovietico. La via principale, il Pospekt
Karl Marx, si sviluppa per sette chilometri dalla stazione centrale fin
quasi alle rive del Dniepr. La parte centrale del Prospekt sta conoscendo
una sorta di “primavera capitalista”: palazzi restaurati e boutiques di alta
moda italiana dove oligarchi e nuovi ricchi della città soddisfano la nuova
voglia di shopping. Nella piazza centrale, ovviamente intitolata a Vladimir
Lenin, i chioschi dei militanti di partito si fronteggiano senza grandi
apprensioni. Ci sono i blu del Partito delle regioni (Yanukovich), i rossi
del Partito comunista e i bianchi del blocco Timoschenko. Spicca l’assenza
degli arancioni di Yuschenko. “Alle precedenti amministrative gli arancioni
hanno a malapena superato la soglia di sbarramento per entrare
nell’assemblea regionale”, dice Olena Usenko. L’Est, che la stampa
occidentale considera erroneamente un unico blocco filorusso, è in realtà
assai più articolato perché in verità articolata è la geografia degli
oligarchi che governa il paese. Così c’è il paradosso che oggi quasi tutti
guardano a Occidente, perché lì c’è il mercato degli affari. Solo l’ultima
frontiera di Donetsk mantiene continua a guardare verso la Russia, perché le
sue produzioni lì trovano il loro mercato. Per il resto è battaglia aperta
ma considerarla una battaglia politica è un’illusione smentita dalla realtà.
(c)
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