Ucraina al voto: Julia balla da sola
di Pierluigi Mennitti
[17 set 07]

Ivano Frankivsk (Ucraina) - Se si dovesse misurare il cammino compiuto dall’Ucraina verso la modernizzazione dai comportamenti e dagli stili della sua popolazione, si potrebbe essere piuttosto ottimisti. Soprattutto osservando i teenager, ragazzi senza complessi e pieni di speranza che si affacciano ai tempi nuovi con entusiasmi e timori del tutto identici a quelli dei loro coetanei occidentali. Se la misura del cambiamento, invece, dovesse venire dalla politica, allora dovremmo ammettere che le cose non stanno tanto bene. E forse non staranno meglio. Neppure dopo il voto del prossimo 30 settembre.

Vista dalla sua metà più occidentale, quella antica Galizia che offre cuore e fiato a ogni partito che voglia portare l’Ucraina a Ovest, appare stanca e delusa dagli esiti della rivoluzione arancione, ma per nulla disposta a cedere al disincanto. Resta aggrappata ai suoi leader, anche se non li considera più idoli, e prova a immaginare un futuro più dinamico e pulito di quello che il presidente Yuschenko è riuscito a offrirgli in questi quasi tre anni di incerto cammino. Gli arancioni, qui a ovest, a Lviv, a Ivano Frankivsk, nei villaggi alle pendici dei Carpazi, ci sono ancora. Anche se i duri e puri, quelli che ci credono, si tingono di bianco, il nuovo colore che caratterizza il partito di Julia Timoshenko. È lei che incarna le speranze di rinnovamento. Ha governato per pochi mesi, troppo pochi per caricarsi addosso il peso del fallimento. E ora gioca la carta del fascino e del populismo, denuncia la rivoluzione tradita, attacca gli oligarchi che si muovono dietro i due falsi litiganti, l’avvelenato e l’avvelenatore della scorsa campagna che hanno stretto un patto mortale per farla fuori.

I sondaggi l’accreditano del 27 per cento, cinque punti dietro il rivale dell’Est, Yanukovich. Ma soprattutto dieci punti davanti al suo rivale interno, Yuschenko, che oltre alla sua Ucraina Unita viene supportato da un blocco compatto di piccolo partiti. L’interesse di questa elezione è in fondo tutto qui. Assodato che ad est Yanukovich farà il pieno, si tratta di vedere chi sarà lo sfidante occidentale. Se la bella Julia, tornata sugli scudi dopo una grintosa e facile opposizione, o l’icona della rivoluzione arancione, quello Yuschenko che dopo aver fatto il patto col diavolo si affanna adesso di piazza in piazza per convincere i suoi elettori prima che se stesso che la politica è una dura realtà e i compromessi una medicina da sopportare. Magari per non spaccare il paese. Passando dalla città alla provincia, da Lvov a Ivano Frankovsk, l’umore dell’elettorato si fa però più crudo. C’è meno spazio per i sofismi di Kiev, per il gioco politico che appassiona i professionisti ma irrita la gente commune. Qui a ovest spira il vento di una protesta delusa ma forte che le bandiere arancioni di Yuschenko non riescono a intercettare. E che gonfia invece I vessilli bianchi col cuore rosso di Julia Timoshenko.

 


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