Karamanlis convince ancora la Grecia
di Rodolfo Bastianelli
[17 set 07]

Costas Karamanlis ha ottenuto la vittoria che aveva cercato e per il quale aveva convocato elezioni anticipate. Pur se con una maggioranza ridotta e registrando una perdita di voti,  il partito del premier conservatore “Nuova Democrazia” si è imposto nelle consultazioni di ieri battendo l’opposizione socialista del Pasok guidata da George Papandreu, la cui sconfitta, dopo quella rimediata nel 2004, potrebbe segnare forse la fine della sua stessa carriera politica. Indette con sei mesi d’anticipo sulla scadenza naturale del Parlamento, le elezioni erano state convocate a metà agosto da Karamanlis sulla scia di sondaggi favorevoli e di una grande popolarità personale, fattori che sembravano garantire alla maggioranza di centrodestra una facile riconferma. Al contrario invece l’incertezza ha regnato fino alla fine della campagna elettorale, in quanto i devastanti roghi che alla fine dell’estate hanno letteralmente incenerito alcune regioni del Peloponneso uccidendo 64 persone e causando danni per almeno un miliardo di euro, sembravano aver messo in serio pericolo la riconferma di Karamanlis. A favore del premier uscente hanno però giocato tutta una serie di fattori in campo economico. La crescita del paese è stata del 4 per cento annuo, il deficit statale è stato ridotto dal 7 al 2,8 per cento, la disoccupazione è sensibilmente diminuita ed il turismo quest’anno ha fatto registrare per la Grecia una stagione record, anche se, nonostante la buona congiuntura, il reddito pro capite greco resta comunque uno dei più bassi di tutta l’Unione Europea.

La stessa linea di fermezza adottata da Karamanlis dopo gli incendi ha, secondo gli osservatori, rafforzato la sua immagine presso l’elettorato. Nonostante le critiche avanzate contro l’esecutivo per la sua cattiva gestione dell’emergenza e per non aver attuato una efficiente politica di prevenzione, il varo da parte di Karamanlis di severe misure legislative che equiparavano i colpevoli d’incendio doloso ai terroristi avrebbe contribuito a spostare in suo favore una parte significativa degli indecisi. Del malcontento popolare non è riuscita a farsi interprete invece l’opposizione socialista del Pasok il cui leader George Papandreu ha improntato la campagna su accenti esclusivamente negativi. Rampollo di una dinastia di politici – insieme ai Karamanlis i Papandreu hanno governato la Grecia per 30 dei suoi 45 anni di vita democratica – nato negli Stati Uniti, il leader socialista è sembrato troppo lontano dalla realtà greca per raccogliere il favore della popolazione. La protesta ha finito così per favorire solo le ali estreme dello schieramento politico del Paese uscite quantomai rafforzate dalle urne.

I comunisti del Kke ed i radicali di sinistra di Syriza hanno visto incrementare significativamente i propri consensi, mentre per la prima volta dalla fine della dittatura militare entrerà in Parlamento anche un partito di estrema destra, il “Raduno Popolare Ortodosso” (La.o.s.) con il 3,8 per cento dei voti ed almeno dieci deputati. Guidato da Georgios Karatzaferis, un ex – esponente di “Nuova Democrazia” espulso dal partito proprio per le sue idee estremiste, il partito si distingue per i suoi accenti xenofobi e razzisti e per l’adozione di una politica nazionalista verso Turchia e Macedonia. Accusato dal Dipartimento di Stato americano di fomentare l’antisemitismo, il La.o.s. sembra aver attratto i voti dei ceti popolari ma anche di quanti non si identificano più con i due tradizionali partiti greci. Nonostante la vittoria, il compito che avrà davanti Karamanlis si presenta difficile. Il premier ha detto che vuole andare avanti con la sua politica di riforme per riorganizzare il sistema pensionistico ed il pubblico impiego insieme alla privatizzazione di tutta una serie di imprese statali, ma è probabile che la ridotta maggioranza parlamentare spinga il governo a procedere gradatamente ed attraverso il sistema della concertazione. Del resto, un primo programma di riforma pensionistico deciso nel 2001 dall’esecutivo socialista di Costas Simitis aveva provocato forti proteste e tensioni nel paese.

Dalle elezioni greche possiamo però trarre delle interessanti riflessioni che potrebbero tornare utili nel nostro dibattito politico. I greci hanno dimostrato l’intelligenza di rigettare quel voto di protesta generalizzato che aveva fatto temere a diversi commentatori l’eventualità di un governo senza maggioranza con un conseguente ritorno alle urne, in Parlamento saranno rappresentati solo cinque partiti e “Nuova Democrazia” potrà governare da sola senza dover negoziare continuamente il programma con gli alleati. La stessa classe dirigente del paese va avviandosi verso un ricambio generazionale – il premier Karamanlis ha solo 51 anni – senza contare poi che nei prossimi anni un numero sempre maggiore di quarantenni formatisi nelle Università americane e straniere andrà ad occupare i posti chiave dell’amministrazione. Tutti segnali che in Italia dovremmo iniziare a seguire.

 

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