L’hanno chiamata
Isabò, una lupa di circa cinque mesi scampata a uno dei tanti incendi che
hanno caratterizzato l’estate italiana. È stata ritrovata da una ragazza,
Giovanna Pesce, nella strada provinciale che collega Petina a Polla nel
cuore del parco nazionale del Cilento. La prima considerazione che verrebbe
da fare è con quale diritto noi uomini mettiamo in pericolo la vita degli
animali, privandoli del loro habitat naturale. Ma certamente poi pensando a
quello che è successo questa estate in molte località italiane il discorso
si amplia. In Sicìlia infatti questa estate gli incendi non hanno
risparmiato neanche le persone. Ne sono morte tre nell’incendio divampato in
un agriturismo a Patti alle porte di Messina. Nel palermitano invece gli
incendi sono arrivati a lambire le case, in paesi quali San Martino delle
Scale, vicino Monreale alle porte di Palermo.
A Cefalù, il 22 agosto scorso, mentre era in corso una mostra sulle Nuove
Architetture volte a riqualificare questa splendida cittadina, affrancandola
dallo smog delle tante auto, per ironia della sorte l’architetto Giuseppe di
Nicola, organizzatore di quella mostra, è dovuto scappare a casa a fare il
pompiere. Gli incendi, quasi tutti di origine colposa o dolosa hanno messo a
dura prova la Protezione Civile e il Corpo Forestale dello Stato (Cfs), e le
polemiche non hanno tardato a divampare né più e né meno degli incendi. La
gente attraverso la televisione e i TG regionali lamentava i ritardi nei
soccorsi. Probabilmente si devono trovare nuove soluzioni o potenziare i
mezzi di intervento perché non si può permettere che continui a succedere
quello che è successo durante questa estate rovente. Facciamo parlare i
numeri. Questo dovrebbe bastare. Sono aumentati gli incendi nel nostro
paese: nei primi otto mesi dell’anno si sono verificati 7.164 incendi
boschivi che hanno percorso 112.740 ettari di terreno di cui 53.698 boscati
e 59.042 non boscati. Nel 2006 gli incendi erano stati 4.270. In tutto sono
16 le persone che hanno perso la vita a causa degli incendi quest’anno. I
dati sono del Cfs.
Ma andiamo ancora più nel dettaglio. La Lipu (Lega Italiana Protezione
Uccelli) stima che sono 400 gli animali tra mammiferi, uccelli e rettili
morti per ogni ettaro di macchia mediterranea andata in fumo. E poiché
dall’inizio dell’anno ne sono andati in cenere circa 40 mila ettari, la
Coldiretti ha stimato che la perdita di fauna ammonta a 16 milioni di
animali. La Coldiretti aggiunge che sono migliaia le varietà vegetali
danneggiate come i boschi di querce, di faggio, di castagno, di cerro. Ne
hanno fatto le spese anche i funghi, le erbe aromatiche. Il fuoco ha infatti
colpito, secondo il Cfs, ben 19 mila ettari di aree protette ognuna delle
quali ha una propria specificità. Sono inoltre stati arrecati danni diretti
alle coltivazioni, con perdita anche di specialità alimentari tradizionali
come oliveti, agrumeti, tartufi nero e zafferano. Ma sempre per rimanere in
tema di numeri, quanto ci mette un ambiente boschivo a ripristinarsi? Per
ripristinare la diversità tipica di un bosco maturo ci vogliono almeno 25-30
anni. E non soltanto. Ogni ettaro di foresta che va in fumo libera fino a 14
tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera. E pensare che ogni ettaro
di foresta è in grado di sottrarre all’atmosfera ogni anno fino a quattro
tonnellate di anidride carbonica, che, in caso di incendio, vengono
nuovamente rilasciati nell’aria.
Se questi numeri bastano allora il pensiero è quello su come impedire che
questo scempio continui. Certo appiccare un fuoco è davvero semplice. Lo si
può fare spesso senza essere visti. La natura degli incendi, come ha
valutato lo stesso Cfs, risulta essere per il 92 per cento di natura colposa
e l’otto per cento di natura dolosa. Il dolo è stato riscontrato al sud
palesemente nei due pastori che hanno appiccato l’incendio vicino
all’agriturismo di Patti per guadagnare terreno ai propri pascoli. I due
pastori sono stati arrestati subito dopo. Ma l’altro 92 per cento sarebbe
dovuto alla negligenza, all’imprudenza dell’uomo. Per fare un classico
esempio, il mozzicone di sigaretta acceso gettato dal finestrino di un auto
in corsa. Cosa dire a queste persone se non ricordargli che siamo dei
miracolati? A cosa ci riferiamo? E’ da tempo che gli scienziati vanno a
caccia di pianeti simili alla Terra. In nessun altro luogo dell’universo, a
nostra conoscenza, è stata trovata vita. È unico il nostro pianeta. La
Terra è la nostra unica benefattrice. Non dimentichiamocelo mai.
(c)
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