Rai Gulp, rischio flop per la nuova rete per ragazzi
di Paola Liberace
[20 giu 07]


Ingloriosa fine, quella di Rai Doc. Quando nasce, su satellite e digitale terrestre, si propone generosamente come un canale “interamente dedicato ai linguaggi artistici e alle loro contaminazioni”, destinato “esclusivamente all’intrattenimento culturale” (a prova di ossimoro). Apparentemente, un sogno diventato realtà, almeno per i sostenitori della missione educativa della televisione di Stato e per i (pochi) appassionati di arte in televisione. Di fatto, i risultati non devono essere stati così soddisfacenti, se ad appena un anno dall’esordio sembra opportuna una correzione di rotta. La rete comincia così a ospitare trasmissioni “Per noi giovani” (titolo che sembra uscito da un programma radiofonico degli anni Cinquanta), fa spazio a un palinsesto sperimentale denominato “Futura TV”, finché dal 30 maggio 2005 assume il nome di “Rai Futura” (il sito sull’Internet Archive), convertendosi totalmente al pubblico giovanile.

I toni sono, se possibile, ancora più trionfalistici: la nuova emittente viene presentata come l’ombelico dell’intera azienda, un luogo di circolazione di nuove idee, dal quale dovrebbe addirittura partire la riscossa del prodotto televisivo nazionale contro i format stranieri. Il canale tratta argomenti che spaziano dalla poesia alla musica, dai fumetti al cinema, dalla politica alla TV, con l’obiettivo di muoversi tra cultura “alta” e sperimentazione (ma con l’effettivo risultato di scontentare sia i fautori della prima, che avrebbero preferito la vecchia Rai Doc, che della seconda, i quali ritengono opinabile la scelta dei progetti per le sei ore di trasmissione). Finisce un po’ più di un anno dopo, con una decisione del CdA del dicembre 2006 che decreta lo spegnimento del canale (prima sembra solo sul digitale terrestre, in realtà anche su satellite) per fare posto a una nuova rete Rai. È così che, dal primo giugno 2007, parte Rai Gulp (un po’ in sordina: a tutt’oggi il portale ufficiale Rai la ignora). Frutto dell’esperienza di Rai Sat Ragazzi, la rete intende fare dell’interattività il suo punto di forza nel rapporto con l’audience, composta da bambini e preadolescenti; quasi una risposta alla berlusconiana “Boing”, primo canale gratuito in Europa sul digitale terrestre dedicato all’infanzia grazie alla joint venture tra Rti e Turner. Di fatto, però, la parte del leone nella programmazione di Rai Gulp la giocano i cartoni animati, prescindendo dalle applicazioni interattive del digitale terrestre, mentre la parte web è ancora in preparazione.

Piccoli segnali fanno temere che la nuova rete precipiti negli stessi errori che avevano già nuociuto ai due canali predecessori, primo tra tutti il didascalismo: negli spot autopromozionali tra un programma e l’altro si propone come un’alternativa al mondo tecno-orientato dei piccoli spettatori, ma l’invito a spegnere i telefonini, a mettere in pausa la partita sulla Playstation e ad abbassare il volume dell’Mp3 - che vorrebbe dare un segno di consapevolezza del contesto - finisce per riecheggiare i toni dissuasivi della cara vecchia tata. Ancora, il filo conduttore rispetto alle esperienze precedenti resta l’insistenza sulla produzione italiana (che così sbandierata sembra quasi la versione catodica della battaglia sull’italianità in corso su ben altri versanti nel nostro paese); ma quando la programmazione è divertente, colorata e attraente senza essere esagitata o violenta, in una parola di qualità, importa davvero sei chi produce i contenuti si chiama Rai o Turner?

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