Pirolisi, la tecnologia che ci salverà dai rifiuti
di Giuseppe Pennisi
[12 giu 07]


Il futuro dell’ambiente è stato al centro del G8 appena tenutosi in Germania. La crisi dello smaltimento dei rifiuti è uno degli snodi delle politiche del territorio nel Mezzogiorno. Ci sono state nelle ultime settimane vere e proprie inondazioni di parole. Pochi si sono accorti, però, che una soluzione concreta sta diventando la molla perché anche da noi si introduca una tecnologia nuova per l’Italia, ma non per paesi come il Giappone e la Germania: la pirolisi. Questa è una delle conclusioni più importanti, sotto il profilo tecnologico ed economico, delle linee guida sulle migliori tecnologie in fatto di smaltimento dei rifiuti nel rapporto congiunto della Commissione interministeriale dei ministeri dell’Innovazione, presentate (nell’ignoranza dei non addetti ai lavori e nel silenzio dei media) poco più di un mese fa, a Palazzo Vidoni, dai ministri Luigi Nicolais e Alfonso Pecoraro Scanio. Occorre “promuovere – dice il documento - uno o più progetti guida su pirolisi e combustione di bassa temperatura dei rifiuti solidi urbani con sperimentazione di piccole unità di smaltimento (dell’ordine di una decina di tonnellate al giorno) da sperimentare sul campo per realtà rappresentative di piccoli bacini”.

La pirolisi, infatti, non produce diossine (a differenza degli inceneritori), allo stesso tempo trasforma il 90 per cento del rifiuto in energia senza bruciarlo (a differenza del solo 50 per cento degli inceneritori - la parte restante deve essere depositata nelle discariche), è riproducibile in economia di scala ed è conveniente finanziariamente. Il documento è arrivato in un momento in cui la Campania rischiava un’epidemia e sul Lazio grava la minaccia di diventare una seconda Campania, quando a fine anno verrà chiusa la discarica di Malagrotta (nei pressi di Roma); la Giunta regionale non è riuscita a varare un nuovo piano di smaltimento di rifiuti ed a ottenerne l’approvazione governativa. Il documento Nicolais-Pecoraro Scanio tratta della riduzione dei rifiuti solidi urbani tramite la reintroduzione di vuoti a rendere (così come facevano i nostri padri) o la promozione di punti vendita di beni liquidi sfusi “alla spina” (per esempio i detersivi), la riduzione degli imballaggi per le bibite soprattutto nella ristorazione, un servizio di compostaggio domestico e la raccolta dei rifiuti “porta a porta”.

Nel documento si enfatizza l’esigenza di diffondere la raccolta differenziata. Da un lato, però, è difficile cambiare le abitudini degli italiani, nel breve termine. Da un altro, al Sud e nelle isole, laddove la raccolta differenziata è minima sarà difficile risolvere l’emergenza solo con questi indirizzi programmatici. Lo ammette lo stesso documento, aprendo la porta alla nuova tecnologia. In Germania vi sono due stabilimenti di pirolisi:a Hamm (di proprietà del colosso dell’energia elettrica tedesco Rwe) e a Burgao. Nel mondo gli stabilimenti sono più di quaranta ed hanno dato buona prova. È tema “tecnico”? O è la politica che i cittadini si aspettano in questo primo scorcio di Ventunesimo secolo?

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