Tutti la
cercano. È il bosone di Higgs, quella particella che fa sognare i
fisici di tutto il mondo e che venne teorizzata negli anni Sessanta
dal fisico scozzese Peter Higgs. È l’unica particella prevista dal
modello standard, il modello che descrive il nostro universo, che
non è ancora mai stata catturata, in nessun laboratorio. Ora però
l’Europa sta per giocare una delle sue più importanti partite. In
campo sta per scendere una squadra di fisici agguerriti che sfiderà
i laboratori di tutto il mondo. E pensare che nel 1994, quando il
progetto Lhc (Large Hadron Collider) venne approvato, al Cern di
Ginevra si decise, per non aumentare il budget, di costruire
l’esperimento in due fasi. Tuttavia, data la sua importanza,
l’appoggio finanziario di paesi quali Giappone, Russia e Canada, non
tardò a farsi sentire consentendo al progetto di progredire
velocemente. Mentre un protocollo di intesa ha stabilito la
partecipazione degli Stati Uniti.
E ora
quasi ci siamo: il primo appuntamento per la messa in
funzione è entro la fine di quest’anno. Dopo più di dieci
anni di preparativi da poco è stato calato a 100 metri sotto
terra un apparato enorme dal nome quasi fantascientifico:
Cms, ovvero in sigla “Compact Muon Solenoid”. Pezzo
per pezzo il gigante è stato assemblato a 100 metri sotto
terra. Un gigante che pesa come cinque jumbo jet (cioè 1920
tonnellate) con misure da capogiro: 21 metri di lunghezza e
15 metri di diametro. E non è il solo. A caccia di Higgs
andrà anche Atlas, un altro rivelatore di particelle ancora
più gigantesco, il più grande apparato mai costruito. Mentre
l’esperimento Alice studierà uno stato della materia che
esisteva nei primissimi istanti dell’evoluzione del nostro
universo, chiamto QGP ovvero “Plasma di Quark e Gluoni”.
Infine Lhcb ci aiuterà a comprendere perché la materia
domina il nostro universo rispetto all’anti-materia.
Ma per
tornare a Higgs, i fisici proprio non se la vogliono far
scappare. Senza questa particella tanti perché rimarrebbero
senza risposta. È per questo che hanno costruito apparati
ancora più giganteschi e sofisticati dell’esperimento
precedente (il Large Electron Positron Collider,
Lep), aumentando le energie. Nel tunnel sotterraneo questa
volta a scontrarsi non saranno gli elettroni e i positroni
(come nel precedente esperimento), ma gli adroni, particelle
molto più pesanti e complesse. Nel mondo microscopico delle
particelle, quando si parla di alte energie non bisogna
immaginare grosse quantità di energia. Una matita, quando
cade per terra possiede un’energia di parecchie centinaia di
milioni di miliardi di elettron-volt. Per elettron-volt si
intende la quantità necessaria per accelerare un elettrone
attraverso una differenza di potenziale pari ad 1 volt.
L’esperimento precedente, il Lep, raggiungeva i 100 GeV
(Giga elettron-volt) ovvero 100 miliardi di elettron-volt.
Per Lhc invece si parla di raggiungere 14 TeV (Tera
elettron-volt, mila miliardi di elettron-volt). Tanto per
avere un’idea 1 TeV è più o meno l’energia impiegata da una
zanzara per volare.
Facendo scontrare gli adroni, i “giganti” del microcosmo, a
energie così alte, Dio forse potrebbe finalmente mandare un
segno. I fisici infatti chiamano il bosone di Higgs la
“particella di Dio” da quando Leon Lederman, premio Nobel
per la fisica, la denominò cosi in quanto è proprio questa
particella a dare il senso a tutte le altre, spiegando
perché hanno massa. I bosoni sono particelle portatrici di
forze. La massa delle particelle sarebbe dovuta a un campo
di interazione, il campo di Higgs, che pervade l’universo.
In questo campo, il bosone di Higgs è l’analogo del fotone
(ovvero quanto di luce) nel campo elettromagnetico. Senza il
campo di Higgs regnerebbe l’anarchia: le particelle non
avrebbero massa e viaggerebbero alla velocità della luce,
proprio come il fotone, particella senza massa. E quindi
addio universo: le particelle continuerebbero il loro
viaggio per sempre e gli atomi non potrebbero formarsi. Il
che vuol dire che anche noi non saremmo qui.
Higgs
non dà soltanto senso a tutto l’universo, ma è anche un
trofeo che la ricerca europea vorrebbe portare a casa
propria. È un po’ come la coppa del mondo della fisica. «È
iniziata - ha detto Roberto Petronzio, presidente dell’Infn
- la grande corsa verso la scoperta della particella di
Higgs, il trofeo più importante per i fisici di questa
epoca. Il laboratorio americano di Fermilab ha ancora poco
più di un anno di tempo prima che entri in funzione e
diventi competitivo il grande acceleratore del Cern di
Ginevra, Lhc, e quindi spera di arrivare a scoprire questa
particella prima di noi europei». Auguriamoci allora che se
Dio ha deciso finalmente di mandare un segno scelga
l’Europa.
(c)
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