Oriente e Occidente in mostra e in musica a Parma
di Giuseppe Pennisi
[29 mag 07]


In questo periodo, a Parma, si possono gustare, al Teatro Regio, una rara produzione dell’“Otello” di Giuseppe Verdi, frutto di una coproduzione con l’Opéra di Montecarlo (dove si sono avute due recite iniziali) e la Los Angeles Opera, e una mostra sulle corti dell’Asia centrale, che visiterà Parigi, Londra e Lisbona prima di costituire il nucleo fondamentale del Museo permanente dell’Aga Khan i cui battenti si apriranno a Toronto nel 2009. La mostra è stata introdotta da una serie di preziosi concerti di musiche e canti dell’Asia centrale che la accompagneranno nel suo lungo percorso verso il Canada e che sono stati, comunque, consegnati alla memoria tramite una seria di compact disc e di dvd.

C’è un nesso solamente casuale tra i due eventi? Non solamente l’Aga Khan è il presidente onorario di “Parma capitale europea della musica” (e per questo motivo la mostra delle sue raccolte private ha preso l’avvio nella città emiliana il 30 marzo, per restarci sino al 3 giugno, mentre le repliche parmigiane di “Otello” terminano il 15 aprile) ma i due avvenimenti mostrano, in momento delicato come l’attuale, due volti differenti dell’Islam e dei rapporti con l’Occidente. Nel programma di sala di “Otello”,il regista John Cox sottolinea come il lavoro (tanto di Shakespeare quanto di Verdi) mostri lo scontro tra le due culture: Otello, pur cristianizzato, generale veneziano, governatore di Cipro e vincitore della “barbarie mussulmana”, è pur sempre un orientale dalla forza animalesca (tanto da poter soffocare Desdemona con un cuscino) e tanto ingenuo da cadere vittima dell’astuzia maligna di Jago.


Differente la visione che si trae dalla mostra e dalla musica dell’Asia centrale. Una parte riguarda “la parola di Dio”: il Corano, il mondo di misticismo e di devozione, il loro cambiamento , il giardino visto come Paradiso. La parte della mostra dedicata a “il potere del Sovrano” enfatizza la tolleranza, virtù che ispira anche la parte musicale dove viene coniugata con un forte senso della spiritualità (anche dove è stata dominata per decenni dall’ateismo di Stato), nonché con una strumentazione ed una scrittura vocale che, quando in Europa si era ancora nei secoli bui del Medioevo, anticipavano quella che sarebbe stata la musica rinascimentale ed addirittura il canto di coloratura del Seicento e del Settecento. Secondo alcuni musicologi, in particolare, la coloratura, il canto di agilità, nonché la preferenza per le voci bianche, sarebbero giunti in Europa dall’Asia e dal Medio Oriente. Un mondo di smalti smaglianti, di dipinti stilizzati ma ricchissimi, di cristalli e ceramiche variopinte, di conoscenza profonda del resto del pianeta e grande raffinatezza sia visiva sia musicale. In breve, le radici profonde di quell’Islam chiamato moderato di cui spesso non si trova traccia nelle prime pagine dei giornali e nei programmi televisivi. Giustapporlo a “Otello” è un modo intelligente ed elegante di indurre a riflettere.

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