Lo Spirito della Vendetta piomba al cinema
di Giampiero Ricci
[24 apr 07]

Ha avuto molto successo, in Italia, la riduzione cinematografica del fumetto Ghost Rider, uno dei più controversi personaggi dell’universo della Marvel Comics. Il regista Mark Steven Johnson, dopo aver messo le mani in modo discutibile su Daredevil – altro eroe Marvel - questa volta riesce, grazie ad una sceneggiatura scorrevole, a giocare e far giocare con disinvoltura Nicolas Cage, Eva Mendes, Wes Bentley, Peter Fonda, Donal Logue e Sam Elliott, giovandosi di effetti speciali eccellenti in grado di rendere alla perfezione i fotogrammi evocati dalla lettura dell’ultima versione dello “Spirito della Vendetta” datata 1990. Decisamente non è facile prendere sul serio qualcuno che si aggira su una simil-harley davidson improvvisamente dotata di anima propria, cui prendono fuoco le ruote; un essere soprannaturale invincibile venuto direttamente dall’inferno, un teschio parlante in mezzo alle fiamme: perché tale è il Ghost Rider. Dopo essersi impiantato nel corpo dell’ultimo malcapitato che ha firmato un patto con Mefisto, “Spirit Of Vengeance”, lo “Spirito della Vendetta”, erra per la Terra in caccia di anime malvagie cui frigge il cervello infliggendo il suo sguardo che riflette tutto il dolore procurato a vittime innocenti.

La trama del film riprende, nelle linee fondamentali, quella della prima serie del fumetto, quando Johnny Blaze scopre suo padre malato di cancro (nel fumetto è il padre putativo, proprietario del circo, che da quando Johnny è divenuto orfano, decide ti tenerlo con sé). È solo un ragazzo alle prese con il primo amore, per sbarcare il lunario, come il padre, lavora in un circo producendosi in evoluzioni sulla moto.È disperato. Non sa più cosa fare. Il padre è tutto per lui. La sua casa. Il suo lavoro. Quindi la storia di sempre. Arriva Mefisto e gli propone di dare la sua anima in cambio della vita del padre. Johnny firma ma il padre il giorno dopo muore lo stesso durante il suo numero di motociclismo acrobatico, così perde tutto, compreso l’amore della sua bella dalla quale per responsabilità sente di doversi allontanare. Allora si ribella al diavolo, Mefisto non ha mantenuto la parola completamente: Johnny ha perso la sua anima ma ha mantenuto il suo spirito. Si trasforma in una fiammeggiante figura scheletrica capace di controllare il fuoco infernale”ma anche, grazie alle conoscenze acquisite studiando ossessivamente testi sacri e occultismo, combatte per evitare la trasformazione. Il demone che si impossessa di lui da strumento del diavolo finisce per diventarne il peggior nemico.

Ghost Rider uscì negli Stati Uniti nel 1950 ed era un personaggio western, ripreso poi nel film di Mark Steven Johnson. Per questo suo tentativo di lasciar passare messaggi non proprio elementari, per gli archetipi rappresentati nel meccanismo seriale del racconto, supercriminali che in fondo erano gli elementi della natura, la prima serie Marvel del fumetto, iniziata sulle pagine di Marvel Spotlight e durata 81 numeri, visse da subito qualche difficoltà. La storia era peraltro sempre ambientata nel West e, al di là dell’interesse naturale per l’innovativo carattere religioso di una nuova iniziativa pop art, restava difficile pensare ad un supereroe fuori dal contesto metropolitano americano, soprattutto per il 1971. Ma nell’economia della storia del fumetto stars and stripes innegabilmente il Ghost Rider divenne parte importante di quell’epidemia di produzioni horror che si riversarono a cascata nel decennio, finendo per diventare, del genere, uno dei migliori filoni prodotti, in omaggio ad una tendenza ancora inarrestabile di irruzione nell’estetica popolare e di tutti i generi, di un narrato che trae origine da uno scomposto rapporto con l’irrazionale, quasi la difficoltà a dargli un nome, un volto.

Esorcisti, figliolanze più o meno legittime di Satana, lupi mannari, mostri, fenomeni e scherzi della natura, nuove declinazioni di Dracula, ma dopotutto buoni lavori per una grafica, come quella del Ghost Rider prima maniera che ammicca alla horror story del cinema muto, con contenuti stranianti, onirici, una narrazione che gioca sul piano del subconscio, insomma uno stile inconsueto per la casa editrice dei Fantastici Quattro e dell’Uomo Ragno. Johnson aveva nel cuore questo quando ha buttato giù lo script del film, ma quando ha cominciato a mettere in ordine immagini e inquadrature negli occhi senz’altro aveva il Ghost Rider della serie del 1990, quello dei disegni di Mark Texeira. Newyorkese, popolare artista di comic books, per i suoi dipinti si è guadagnato l’attenzione della Society of Illustrators e del Salmagundi Art Club, da più di 130 anni punto d’incontro e di raccolta d’eccellenza per artisti, pittori, scultori e fotografi. Un posto che negli anni ha riunito grandi artisti come Childe Hassam, William Merrit Chase, Howard Pyle, N.C. Wyeth, Charles Dana Gibson, Ogden Pleisner e molti altri, annoverando tra i sui membri onorari Sir Winston Churchill, Buckminister Fuller, Paul Cadmus, Al Hirschfeld, Thomas Hoving and Schuyler Chapin. Le chine delle tavole di Texeira delineano pitture in movimento. Gli stessi disegni sono densi di dinamicità, i colori non affogano il tratto che resta efficace.

Come efficace del resto nella seconda serie è proprio tutto. Il nuovo Ghost Rider indossa una giacca di pelle scura, borchie, una moto da far invidia a Valentino Rossi, ha una catena infernale a tracolla. Adesso si chiama Danny Ketch. Danny si trova al cimitero di Cypress Hills, New York, nel giorno di Halloween per far contenta la sorella. I due finiscono al centro di un regolamento di conti tra criminali e la sorella resta ferita gravemente, Danny si rifugia sotto un mucchio di rottami d’auto in un deposito vicino al cimitero e mentre cerca di arginare l’emorragia della sorella scorge una motocicletta il cui tappo del serbatoio brilla in un modo strano. Lo tocca ed il Ghost Rider è di nuovo su strada. Questo nuovo Ghost Rider combatte crimini di ogni genere e grado, su cui la narrazione non esita ad indugiare, sia nella descrizione di atti violenti, come nella punizione esemplare e mai tenera dello “Spirito della Vendetta”.

Dalla critica perbenista la nuova serie fu tacciata di essere gratuitamente violenta, di lasciar passare nei lettori – principalmente giovani – messaggi scorretti e ambigui. Accusa di cui furono tacciati tutti gli emergenti di allora e maestri di oggi, da Frank Miller in poi. Texeira appunto, ma anche Jim Lee, Mike Mignola e Romita Jr. La realtà nel fumetto come nel paese, con buona pace di tanti, era ed è ben diversa da quella che si vorrebbe corretta. L’eco della difficoltà e a volte dell’impotenza dello Stato di diritto nell’avere ragione di minacce terroristiche e non, nazionali ed internazionali, si traduce nell’immaginario collettivo in rabbia, una rabbia in cerca di uno “Spirito della Vendetta”; in Ghost Rider come nei comics characters più crudi usciti in America negli ultimi anni, tali ingredienti ci sono tutti e il film di Johnson li coglie in buona parte.

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