Se il significato conta più del risultato
di Vittorio Mathieu
[03 apr 07]

I partiti e i sottopartiti prendono ogni tanto una decisione: ad esempio di votare pro o contro un provvedimento in Parlamento. E’ uno dei loro compiti. Lo strano, però, è che quando lo fanno si preoccupino di far sapere a tutti, non il risultato che sperano di raggiungere, bensì il significato che  quella decisione ha in sé, indipendentemente dal raggiungere o non raggiungere un risultato.
In genere il risultato è capito da tutti, mentre sono gli esperti quelli che lavorano a decifrare l’intento più o meno recondito. Ma da qualche tempo a questa parte appunto il rappresentante di un  partito si adopera a spiegare una sua decisione nelle sedi più diverse, con dichiarazioni, conferenze stampa, comparse in TV.

Questo fenomeno ci ha colpiti nell’atteggiamento dell’Udc a proposito della votazione per lo stanziamento di fondi necessari a mantenere le nostre truppe in Afghanistan. Era abbastanza chiaro che il risultato della decisione dell’Udc sarebbe stato nullo in ogni caso. Se l’Udc si fosse associata al resto della CdL nel dire no, il governo avrebbe trovato egualmente la maggioranza numerica che, autonoma o no (come osservava Fassino) non avrebbe implicato le dimissioni dell’esecutivo. Aperto rimaneva però il significato del no di Berlusconi e compagni (dai più interpretato come un no alle attuali condizioni ma come un sì alla possibilità di operare efficacemente). Ma il significato del sì dell’Udc era talmente incomprensibile che Casini ha sentito il bisogno di andarlo a spiegare al capo dello Stato. Accostamento alla maggioranza? Dio ne guardi. Pacifismo incondizionato? No certo. Anzi, coerenza con la linea del governo precedente in concordia con la Nato e con l’Onu. Il voto favorevole al Senato, appunto perché favorevole avrebbe dovuto significare che il governo doveva dimettersi. Come se fosse stato un voto di sfiducia.

Quando Ungaretti scriveva “M’illumino d’immenso” non sentiva il bisogno di salire al Quirinale per spiegare il significato di questo verso. Tale significato rimane aperto a più interpretazioni, e tutti trovano il verso bellissimo. Ma Casini non si accoda agli ermetici: si accalora per spiegare che cosa la sua decisione voglia dire; anzi, non solo la sua ma anche l’opposta decisione della CdL. Quando in una assemblea si vota, ciascuno ha qualche minuto per spiegare ai colleghi perché abbia votato sì o no (nel nostro Parlamento lo si fa prima, all’Unesco dopo aver votato. Anzi, anche quando non si vota ma si approva “per consenso”, dopo molti spiegano perché, se si fosse votato, avrebbero votato contro). Singolare però che per questo il capo di un partito non si serva solo della dichiarazione di voto, ma salga sul Colle più alto. Si direbbe che, più che di una spiegazione di voto, si tratti di una Rivelazione (con la R maiuscola).
 

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