Pulcinella re dell'Opera
di Giuseppe Pennisi
[26 mar 07]

Il Carnevale e la Mezza Quaresima di Roma e Bologna sono stati caratterizzati dalla presenza di Pulcinella, non il burattino che allieta grandi e piccini, ma tre espressioni musicali eleganti e raffinate: la serata Picasso-Massine nella programmazione del Teatro dell’Opera (tre balletti con scene e costumi di Picasso di cui il primo è il “Pulcinella” di Igor Stravinskij; il concerto dell’Orchestra di Roma e del Lazio che ha portato anche in provincia, accanto alla suite del “Pulcinella” stravinskjano (di cui al Teatro dell’Opera) la prima assoluta della suite (in effetti un poema sinfonico) di Luciano Bellini “Le avventure di Pulcinella e Karagoz” e gli “Fnf neapolitanische Lieder” per baritono e orchestra di Hans Werner Henze (in pratica canti pulcinelleschi); “Arlecchino” di Ferruccio Busoni in partner ancora una volta con “Pulcinella” di Stravinskij a Bologna sino al 27 marzo (spettacolo che in giugno andrà a Wexford e poi a Dublino e Liegi).

Al Teatro dell’Opera, il lavoro di Stravinskij (accoppiato con “Parade” di Eric Satie e “Il cappello a tre punte” di Manuel de Falla, ambedue con scene e costumi ricostruiti sugli originali di Picasso), è stato presentato in una veste lussuosa ed elegante. Il balletto di Straviskij è doppiamente italiano: sia per l’amore che il suo autore aveva per il nostro paese, dove chiese di essere sepolto, sia in quanto consiste nel ricalco di una composizione precedente di Pergolesi in cui danza, scene, musica e canto (in buca di orchestra) si fondono mirabilmente. Il balletto del Teatro dell’Opera ha dimostrato di avere fatto grandi progressi e di essere all’altezza dei maggiori corpi di ballo. Buona la concertazione di David Coleman.

All’Orchestra di Roma e del Lazio, diretta da Cem Mansur, la suite di Luciano Bellini, tratta dalla sua operina “Pulcinella e Karagoz”, raccoglie in sei movimenti i momenti di maggiore comicità e lirismo del lavoro per la scena, affidando alla voce di Nando Citarella le parti cantate e recitate lasciando spazio anche a momenti di libera improvvisazione. L’ incontro durante un viaggio in mare tra Pulcinella e il suo omologo levantino Karagoz è l’occasione per lavorare con elementi appartenenti alle diverse culture musicali del Mediterraneo. In parallelo alle due maschere che si raccontano vicendevolmente le loro storie, si alternano stilemi musicali appartenenti all’ambito napoletano, greco e turco.

I “Fnf neapolitanische Lieder” per baritono e orchestra vennero composti da Henze a Napoli nei mesi a cavallo tra il ’55 e il ’56, su testi anonimi in dialetto partenopeo del XVII secolo tratti dalla raccolta “Canzoni e copp o tammurro”. La compagnia della scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann cui i Lieder sono dedicati e l’atmosfera bohemienne, rimandano al primo periodo del soggiorno di Henze in Italia dove era giunto per la prima volta nel 1951, eleggendola subito a suo paese adottivo. I cinque componimenti poetici scelti per i Lieder parlano di amore e morte e mantengono la ruvidezza popolare d’origine. Ottimo il baritono Roberto Abbondanza.

L’“Arlecchino” di Ferruccio Busoni è una chicca in quanto i lavori del compositore italiano (ma di cultura tedesca) sono raramente eseguiti nel nostro paese. Anche se basato su spettacoli per marionette del Settecento (con un semplice intrigo di giochi amorosi con i giovani che gabbano gli anziani) è un'opera contemporanea raffinata e complessa, ricca di citazioni dal repertorio melodrammatico. Buoni, ma non eccelsi, l’orchestra guidata da David Agler ed i cantanti ma la regia di Lucio Dalla non coglie l’ironica malinconia del lavoro e lo trasforma in una goliardica pochade con forti connotazioni sessuali. Quanto di più lontano dalle intenzioni di Busoni che, alle soglie del Novecento, vedeva in “Arlecchino” una breve ma amara riflessione sul futuro del teatro lirico, in declino dopo trecento anni di successi. Mediocre il “Pulcinella” bolognese, ambientato in una stilizzata New York. 

 

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