Ideazione Daily

Le virtù di una cattiva fama
di Vittorio Mathieu
[23 mar 07]

Elidere od eludere? Questo è il problema. Acquistare a caro prezzo foto compromettenti per distruggerle, o lasciare che vengano pubblicate, sfuggendo però alle conseguenze?
Buona parte degli spiati hanno preferito cedere al ricatto. E’ la tendenza oggi generale (governi compresi), ma è la peggiore, perché premia i ricattatori. Qualcuno per contro ha preferito la pubblicazione, e merita per questo qualche apprezzamento, anche se una cautela iniziale sarebbe stata preferibile.
C’è poi una terza possibilità: viaggiare sulla cresta dell’onda. Non tutti ci perdono a diventare “famosi” in senso latino, cioè infrequentabili. Un tempo ad esempio erano tali gli attori e i cantanti, che sopperivano anche alle voci femminili. Oggi la scena è dominata piuttosto dalle attrici, e non c’è dubbio che una fama scabrosa giovi alla loro reputazione e retribuzione. Anche nei secoli passati era così, ma ora grazie alla televisione è divenuto di massa un fenomeno che un tempo era di élite.

La “visibilità” del resto è necessaria anche ai maschi, in particolare nella vita politica, e ha preso questo nome perché, grazie al piccolo schermo, ha sostituito quella che un tempo si chiamava “notorietà”. Orale o fotografico che sia, il pettegolezzo giova, anche se getta “cattiva luce”: tutto sta nel valutare in che cosa consista oggi la luce cattiva, perché ciò che una volta era vergognoso oggi in molti casi è politicamente corretto.
Singolare, perciò, la posizione del “garante per la privacy”: non sa mai se ciò che garantisce sia giudicato un bene o no dai garantiti. In teoria dispone di sanzioni pesantissime, e in campo commerciale può darsi che questo giovi alle sue casse; ma nel caso di commerci di altro genere la riservatezza è l’ultima cosa che chi sta sul mercato desideri. A queste situazioni si adattava già nella tradizione il detto: “la pubblicità è l’anima del commercio”.