Con grande
irritazione, Francesco Rutelli ha accusato gli esponenti della
sinistra radicale di aver superato il limite con il comportamento
tenuto al Senato in occasione del dibattito sull’ampliamento della
base militare americana di Vicenza il limite, dichiarando inoltre
come ormai sia necessario un chiarimento all’interno della
maggioranza. Quello che però stupisce nelle affermazioni del
vicepresidente del Consiglio non è tanto l’aver riconosciuto
l’esistenza di posizioni estremiste all’interno dell’Unione, ma
l’essersi accorto solo ora di come i loro atteggiamenti
irresponsabili pongano il governo nella condizione di non avere una
maggioranza autonoma nel campo della politica estera e della difesa.
In queste ultime settimane è apparso evidente come l’esecutivo
proceda nella più totale confusione: se da un lato, infatti, ha
ribadito come l’alleanza con gli Stati Uniti costituisca il pilastro
delle nostre relazioni internazionali, dall’altro ha continuato a
correre dietro agli ambienti della sinistra pacifista proponendo per
ogni problema la convocazione di conferenze internazionali in nome
di un ritrovato multilateralismo oppure arrivando addirittura a non
appoggiare le dichiarazioni del proprio ministro della Difesa nel
maldestro tentativo di non approfondire e rendere insanabili le
spaccature tra le due ali della maggioranza.
La politica
estera è però un argomento troppo serio per essere gestita a colpi
di tattiche parlamentari. E’ infatti la fonte principale della
credibilità di qualsiasi governo. Proprio per questo l’Unione
dovrebbe spiegare come mai solo in Italia in una coalizione di
centrosinistra trovano spazio partiti che fanno viaggi o a Cuba, in
Corea del Nord oppure in Libano per incontrare i dirigenti di
Hezbollah, come mai solo da noi nella maggioranza vi sono esponenti
che ancora si entusiasmano per i leader populisti sudamericani in
nome del terzomondismo e usano un linguaggio altrove relegato a
semplice antiquariato politico. Ma soprattutto Prodi e il
centrosinistra dovrebbero domandarsi se l’aver aperto l’alleanza ai
partiti della sinistra più oltranzista non abbia incrinato
l’immagine internazionale dell’Italia, che oggi rischia seriamente
di tornare ad essere considerata come un paese inaffidabile guidato
da un governo condizionato dagli ultimi nostalgici del comunismo.
Senza dubbio
per il centrosinistra il quadro sarebbe stato diverso se i risultati
elettorali avessero rispettato le previsioni dei sondaggi. Ma nei
paesi normali, di fronte ad un risultato di parità, i due
schieramenti non si aprono alle forze estreme ma cercano di
raggiungere un’intesa di governo condividendone i principi
fondamentali, tra i quali vi è la politica estera. In Italia,
invece, l’Unione ha deciso di allearsi con le forze della sinistra
antagonista, pur conoscendone gli atteggiamenti antioccidentali e
l’ostilità al sistema di alleanze alle quali è legato il nostro
paese. Ed ora il risultato di questa scelta è sotto gli occhi di
tutti.
(c)
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