













































































 Il popolare Pöttering 
	alla guida dell'Europarlamento
 
    Il popolare Pöttering 
	alla guida dell'Europarlamento E’ fatta. Hans-Gert Pöttering si 
			volta a destra e a sinistra nella solenne aula parlamentare di 
			Strasburgo, oggi ancora più blu e rilucente del solito, guarda i 
			suoi colleghi che si alzano per applaudirlo e si scioglie in un 
			lungo sorriso. Non la smette più di sorridere, questo energico e 
			distinto sessantenne tedesco, deputato europeo eletto alla guida 
			dell’Assemblea continentale nella consueta staffetta di mezzo 
			mandato. La sua felicità è la cosa più commovente di questa elezione 
			che in verità poco o nulla aveva di emozionante. La vita 
			istituzionale europea declinata a livello parlamentare vive spesso 
			di compromessi che hanno più il sapore di una prudente diplomazia 
			che di un’accesa battaglia politica. La presidenza del Parlamento è 
			una scelta di consuetudine, che i partiti popolare e socialista si 
			spartiscono in accordi a inizio legislatura: una staffetta a metà 
			mandato che non lascia spazio a colpi di teatro o alle ambizioni 
			degli outsider. I due schieramenti non si combattono e decidono di 
			appoggiare il candidato nominato dall’avversario, che a sua volta 
			avrà fatto in modo di non avanzare una candidatura sgradita. Così il 
			tedesco Pöttering succede al socialista spagnolo Borrell tra sorrisi 
			e abbracci. Una sorta di bon ton istituzionale che rende 
			l’esperienza parlamentare a Bruxelles e Strasburgo una dolce vita 
			con pochi strappi e molta cortesia.
 
      E’ fatta. Hans-Gert Pöttering si 
			volta a destra e a sinistra nella solenne aula parlamentare di 
			Strasburgo, oggi ancora più blu e rilucente del solito, guarda i 
			suoi colleghi che si alzano per applaudirlo e si scioglie in un 
			lungo sorriso. Non la smette più di sorridere, questo energico e 
			distinto sessantenne tedesco, deputato europeo eletto alla guida 
			dell’Assemblea continentale nella consueta staffetta di mezzo 
			mandato. La sua felicità è la cosa più commovente di questa elezione 
			che in verità poco o nulla aveva di emozionante. La vita 
			istituzionale europea declinata a livello parlamentare vive spesso 
			di compromessi che hanno più il sapore di una prudente diplomazia 
			che di un’accesa battaglia politica. La presidenza del Parlamento è 
			una scelta di consuetudine, che i partiti popolare e socialista si 
			spartiscono in accordi a inizio legislatura: una staffetta a metà 
			mandato che non lascia spazio a colpi di teatro o alle ambizioni 
			degli outsider. I due schieramenti non si combattono e decidono di 
			appoggiare il candidato nominato dall’avversario, che a sua volta 
			avrà fatto in modo di non avanzare una candidatura sgradita. Così il 
			tedesco Pöttering succede al socialista spagnolo Borrell tra sorrisi 
			e abbracci. Una sorta di bon ton istituzionale che rende 
			l’esperienza parlamentare a Bruxelles e Strasburgo una dolce vita 
			con pochi strappi e molta cortesia.
 E scortese non poteva essere la 
			candidatura popolare di Hans-Gert Pöttering, uno dei deputati di più 
			lungo corso. Calpesta le moquettes delle due sedi parlamentari fin 
			dal 1979, anno in cui gli elettori votarono per la prima volta 
			direttamente i loro rappresentanti europei. Di questa attività 
			continentale, Pöttering ha fatto la sua professione e la sua 
			carriera, in omaggio anche alla moralità della politica tedesca, che 
			prende l’Europa sul serio e manda a rappresentarla politici capaci e 
			appassionati, non parcheggiati di lusso in attesa di pronto 
			rimpatrio. E’ nato a Bersenbrück, un paesino vicino alla più famosa 
			Osnabrück in Bassa Sassonia, nel settembre del 1945, quando la 
			Germania capitolava in un mare di rovine. La Bassa Sassonia è la 
			regione nord-occidentale della Germania, al confine con l’Olanda, 
			strapazzata d’inverno dalle tempeste di vento e di pioggia che si 
			abbattono sul Mare del Nord. Dalla sua gente ha preso la cordialità 
			e la tenacia e pure l’allegria. Dalla sua storia familiare la 
			passione per l’Europa unita. Il padre non l’ha mai conosciuto: morì 
			in battaglia negli ultimi scampoli della seconda guerra mondiale, 
			quando non c’era più nulla per cui combattere. Non si stanca di 
			rimarcare questo dato biografico quando spiega i motivi della sua 
			dedizione alla causa europea: mai più guerra sul Continente.
 
      E scortese non poteva essere la 
			candidatura popolare di Hans-Gert Pöttering, uno dei deputati di più 
			lungo corso. Calpesta le moquettes delle due sedi parlamentari fin 
			dal 1979, anno in cui gli elettori votarono per la prima volta 
			direttamente i loro rappresentanti europei. Di questa attività 
			continentale, Pöttering ha fatto la sua professione e la sua 
			carriera, in omaggio anche alla moralità della politica tedesca, che 
			prende l’Europa sul serio e manda a rappresentarla politici capaci e 
			appassionati, non parcheggiati di lusso in attesa di pronto 
			rimpatrio. E’ nato a Bersenbrück, un paesino vicino alla più famosa 
			Osnabrück in Bassa Sassonia, nel settembre del 1945, quando la 
			Germania capitolava in un mare di rovine. La Bassa Sassonia è la 
			regione nord-occidentale della Germania, al confine con l’Olanda, 
			strapazzata d’inverno dalle tempeste di vento e di pioggia che si 
			abbattono sul Mare del Nord. Dalla sua gente ha preso la cordialità 
			e la tenacia e pure l’allegria. Dalla sua storia familiare la 
			passione per l’Europa unita. Il padre non l’ha mai conosciuto: morì 
			in battaglia negli ultimi scampoli della seconda guerra mondiale, 
			quando non c’era più nulla per cui combattere. Non si stanca di 
			rimarcare questo dato biografico quando spiega i motivi della sua 
			dedizione alla causa europea: mai più guerra sul Continente.
 Il suo curriculum universitario 
			sembra fatto apposta per arrivare fin qui: studi di legge, politica 
			e storia fra Bonn e Ginevra, una veloce esperienza alla Columbia di 
			New York. Poi ricercatore nell’università della sua Osnabrück e una 
			carriera sacrificata per la passione politica: nel 1995 sarà 
			nominato professore onorario. Ma è nel parlamento europeo che 
			Pöttering trova la sua consacrazione. Ci entra nel 1979 come 
			deputato di Osnabrück e della Frisonia orientale, non ne uscirà più. 
			Si infila nelle Commissioni più impegnative, non perde una 
			conferenza o un gruppo di lavoro, sgobba come solo i tedeschi sanno 
			fare. Diventa il riferimento europeo del suo partito nazionale, la 
			CDU che lo inserisce stabilmente nel comitato esecutivo e federale e 
			nel board della Fondazione Adenauer. Scala le cariche all’interno 
			del partito popolare europeo: vice capogruppo nel 1994, capogruppo 
			dal 1999. Guida i gruppi di lavoro più importanti, si distingue per 
			la passione con cui segue le politiche dell’allargamento ai paesi 
			dell’Europa centro-orientale.
 
      Il suo curriculum universitario 
			sembra fatto apposta per arrivare fin qui: studi di legge, politica 
			e storia fra Bonn e Ginevra, una veloce esperienza alla Columbia di 
			New York. Poi ricercatore nell’università della sua Osnabrück e una 
			carriera sacrificata per la passione politica: nel 1995 sarà 
			nominato professore onorario. Ma è nel parlamento europeo che 
			Pöttering trova la sua consacrazione. Ci entra nel 1979 come 
			deputato di Osnabrück e della Frisonia orientale, non ne uscirà più. 
			Si infila nelle Commissioni più impegnative, non perde una 
			conferenza o un gruppo di lavoro, sgobba come solo i tedeschi sanno 
			fare. Diventa il riferimento europeo del suo partito nazionale, la 
			CDU che lo inserisce stabilmente nel comitato esecutivo e federale e 
			nel board della Fondazione Adenauer. Scala le cariche all’interno 
			del partito popolare europeo: vice capogruppo nel 1994, capogruppo 
			dal 1999. Guida i gruppi di lavoro più importanti, si distingue per 
			la passione con cui segue le politiche dell’allargamento ai paesi 
			dell’Europa centro-orientale.
 Gioca sempre in attacco, ha del 
			futuro una visione positiva. Con lui il Ppe ha avviato il suo 
			duplice allargamento. Da cattolico, ha spinto e guidato la 
			trasformazione del Ppe da partito dei cattolici a più ampio 
			raggruppamento conservatore. Da europeo ha premuto l’acceleratore 
			verso l’integrazione dei partiti moderati che nascevano nei paesi 
			post-comunisti. In un partito dove la segreteria ha una funzione più 
			rappresentativa e il vero potere è nei gruppi parlamentari, 
			Pöttering lascia in eredità un Rassemblement che conta il maggior 
			numero di deputati e che è l’unico presente in tutti e 27 i paesi 
			membri dell’Unione, Romania e Bulgaria compresi.
 
      Gioca sempre in attacco, ha del 
			futuro una visione positiva. Con lui il Ppe ha avviato il suo 
			duplice allargamento. Da cattolico, ha spinto e guidato la 
			trasformazione del Ppe da partito dei cattolici a più ampio 
			raggruppamento conservatore. Da europeo ha premuto l’acceleratore 
			verso l’integrazione dei partiti moderati che nascevano nei paesi 
			post-comunisti. In un partito dove la segreteria ha una funzione più 
			rappresentativa e il vero potere è nei gruppi parlamentari, 
			Pöttering lascia in eredità un Rassemblement che conta il maggior 
			numero di deputati e che è l’unico presente in tutti e 27 i paesi 
			membri dell’Unione, Romania e Bulgaria compresi.
 Con l’Italia ha un legame speciale. 
			Ha spinto con determinazione per l’ingresso di Forza Italia nel Ppe, 
			nonostante l’impopolarità in Germania di Silvio Berlusconi. Ha 
			sudato sette camicie per arginare gli effetti della sciagurata 
			polemica del Cavaliere con il connazionale Schulz. E’ 
			diplomatico verso l’ipotesi di ingresso nel Ppe di Alleanza 
			Nazionale: ha evitato le roboanti dichiarazioni che sono sfuggite al 
			suo collega belga Martens, preferendo affrontare la discussione sul 
			terreno politico. E’ una sorta di Dottor Sottile dei conservatori, 
			che sembra aver preso da ciascuno dei suoi colleghi europei qualcosa 
			del loro costume nazionale. Parla correntemente molte lingue e si 
			sforza di raccogliere il vocabolario necessario per non sfigurare 
			anche in quelle che non padroneggia. I suoi colleghi italiani – 
			notoriamente impacciati negli idiomi stranieri – lo adorano, perché 
			lui li prende sottobraccio conversando in italiano. Da presidente 
			potrà dare all’Assemblea un maggiore profilo politico. Tra le tante 
			polemiche che ebbe con il presidente della Commissione Romano Prodi, 
			una può dare il senso della sua strategia: contestando all’attuale 
			premier italiano la sua assenza di legame con le famiglie politiche 
			europee, si augurò che in un futuro non troppo lontano il presidente 
			della Commissione potesse essere scelto all’interno dei partiti 
			presenti nel parlamento europeo. Una spinta verso l’assunzione di un 
			maggior profilo politico da parte delle istituzioni europee. E, 
			forse, anche un’autocandidatura. (p. men)
 
      Con l’Italia ha un legame speciale. 
			Ha spinto con determinazione per l’ingresso di Forza Italia nel Ppe, 
			nonostante l’impopolarità in Germania di Silvio Berlusconi. Ha 
			sudato sette camicie per arginare gli effetti della sciagurata 
			polemica del Cavaliere con il connazionale Schulz. E’ 
			diplomatico verso l’ipotesi di ingresso nel Ppe di Alleanza 
			Nazionale: ha evitato le roboanti dichiarazioni che sono sfuggite al 
			suo collega belga Martens, preferendo affrontare la discussione sul 
			terreno politico. E’ una sorta di Dottor Sottile dei conservatori, 
			che sembra aver preso da ciascuno dei suoi colleghi europei qualcosa 
			del loro costume nazionale. Parla correntemente molte lingue e si 
			sforza di raccogliere il vocabolario necessario per non sfigurare 
			anche in quelle che non padroneggia. I suoi colleghi italiani – 
			notoriamente impacciati negli idiomi stranieri – lo adorano, perché 
			lui li prende sottobraccio conversando in italiano. Da presidente 
			potrà dare all’Assemblea un maggiore profilo politico. Tra le tante 
			polemiche che ebbe con il presidente della Commissione Romano Prodi, 
			una può dare il senso della sua strategia: contestando all’attuale 
			premier italiano la sua assenza di legame con le famiglie politiche 
			europee, si augurò che in un futuro non troppo lontano il presidente 
			della Commissione potesse essere scelto all’interno dei partiti 
			presenti nel parlamento europeo. Una spinta verso l’assunzione di un 
			maggior profilo politico da parte delle istituzioni europee. E, 
			forse, anche un’autocandidatura. (p. men) 

(c) 
      Ideazione.com (2006)
      Home 
      Page
      Rivista | In 
      edicola  | Arretrati 
      | Editoriali 
      | Feuileton 
      | La biblioteca 
      di Babele | Ideazione 
      Daily 
      Emporion | Ultimo 
      numero | Arretrati
      Fondazione | Home 
      Page | Osservatorio 
      sul Mezzogiorno | Osservatorio 
      sull'Energia | Convegni 
       | Libri
      Network | Italiano 
      | Internazionale
      Redazione | Chi 
      siamo | Contatti 
      | Abbonamenti| 
      L'archivio 
      di Ideazione.com 2001-2006