L'incoronazione di Sarkozy lancia la corsa all'Eliseo
di
Pierluigi Mennitti
[15 gen 07]

I conservatori hanno il loro candidato ufficiale. Il congresso dell'Ump (Union pour une Mouvement Populaire) ha designato Nicolas Sarkozy (51 anni) candidato ufficiale per il centrodestra nella corsa all'Eliseo. Si confronterà con Ségolène Royal (53 anni), candidata ufficiale del partito socialista e con una lunga serie di altri pretendenti che daranno filo da torcere e potranno condizionare il risultato finale della competizione. Tra tutti, l'anziano leader dell'estrema destra Jean-Marie Le Pen (78 anni), cui i sondaggi assegnano consensi a due cifre e che già cinque anni fa sconvolse la corsa all'Eliseo. Si voterà il 22 aprile, l'eventuale ballottaggio si terrà il 6 maggio.

Per la Francia è un momento molto importante, giacché l'elezione di aprile metterà fine alla lunga
era di Jacque Chirac e, con essa, di fatto alla generazione che (con Chirac appunto e soprattutto con il suo predecessore Mitterrand) ha dominato la politica d'oltralpe per quasi un trentennio. Che vinca Sarkozy o che prevalga la Royal, per la Francia si apre una stagione nuova, nella quale saranno messe alla prova le sensibilità di una generazione più giovane che è riuscita a scalzare i vecchi notabili e a proporsi come protagonista per il presente e il futuro del paese. Dopo la ripresa (almeno economica e di fiducia) della Germania, anche la Francia sembra potersi disancorare da quello stallo istituzionale al quale sembrava rassegnata. Qualunque sarà la direzione che prenderà la politica francese, sarà aria fresca e farà bene all'Europa.

Non si ha difficoltà a definire Nicolas Sarkozy come uno dei politici emergenti più brillanti d'Europa, e sicuramente il più brillante nella costellazione del centrodestra continentale. Allo stesso tempo, non condividiamo i giudizi tranchant che sono stati affibbiati dai commentatori conservatori (anche italiani) alla candidata Ségolène Royal, viziati a nostro parere da un eccesso di partigianeria. Sono due bei candidati che danno lustro a una campagna elettorale che seguiremo con grande interesse e che in qualche modo invidiamo un po', noi italiani, che sperimentiamo una politica bloccata su leader anziani e su successori deboli e privi di carisma e personalità.

E tuttavia ci sentiamo di affermare che tra i due candidati vi sia un abisso. Sarkozy è un politico di razza, un leader di vedute ampie, che ha preparato la corsa all'Eliseo con una strategia politca tanto spregiudicata quanto decisa. E' nato per la politica, è ambizioso, lavora da anni con l'obiettivo di sedere all'Eliseo, ha personalità da vendere, senso politico ed esperienza amministrativa, qualità intellettuali, è dinamico, conosce come pochi la macchina dei media, sfrutta tutti i sistemi di comunicazione, soprattutto quelli più nuovi come internet e i blog. Ha anche superato, seppur con qualche affanno, piccoli scandali familiari. Royal è arrivata alla candidatura quasi per caso, più per esclusione che per proprie capacità, anche se poi ha dimostrato di saper occupare con abilità la scena mediatica. Sconta però una certa avventatezza in politica, specie quella estera: nei recenti viaggi in Siria e Cina ha commesso alcune gaffe rilevanti. Non sono ancora chiari i contorni del suo programma e neppure i punti chiave, il messaggio.

Sarkozy ha tre nemici, interni. Il primo nemico è l'altra faccia del suo carattere: dinamico sì ma anche molto impulsivo. Ostentatamente sfacciato con qualche compiacimento populista, verso di sé e verso i suoi cittadini. Qualche volta eccede, e può spaventare l'elettorato. La concorrenza sulla destra di Le Pen potrebbe innervosirlo, anche se come ministro degli Interni ha dimostrato di saper mescolare durezza e malleabilità. Il secondo nemico è Chirac, che resta un suo acerrimo avversario e che farà di tutto per fargli perdere la corsa, anche se la nostra impressione è che il presidente in carica abbia le polveri bagnate e dovrà badare a garantirsi qualche salvacondotto per gli scandali che lo attendono una volta lasciata l'augusta poltrona di presidente della République. Inoltre, gli altri colonnelli del partito (con l'eccezione di De Villepin) si sono schierati ufficialmente al fianco di Sarkozy. Il terzo nemico è la Francia stessa, e qui possono essere guai. La sua politica, considerata di rottura rispetto alla tradizione repubblicana, può affascinare o respingere. Sarkozy è filo-americano in un paese che chiama il computer “ordinateur”. E’ un liberista in un paese che ama l’intervento pubblico nell’economia. E’ un outsider rispetto a un establishment prodotto in serie da quella sorta di accademia della crusca dell’amministrazione che è l’Ena.  

La Royal può sfruttare il vento femminile che sembra spirare sulla politica in Occidente (la Merkel in Germania, l'ascesa di leader donne negli Usa, da Hillary Clinton a Nancy Pelosi) ma questa ci pare più una rappresentazione dei media che l'elettorato percepisce di meno. Ma se alla presenza mediatica riuscirà ad affiancare un programma in sintonia con le inquietudini dei francesi, la partita – che resta apertissima – sarà anche molto interessante.

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