Fino a quando qualcuno
può raccontare la sua tragica storia c’è speranza. La
speranza per migliaia di donne e bambine cambogiane, vittime della violenza
e degli stupri, si chiama Somaly Mam. Un nome che oggi rappresenta il coraggio
di difendere i più deboli e che finalmente non cambierà più.
“Mi chiamo Somaly: o per lo meno, così mi chiamo adesso. Come
tutti in Cambogia di nomi ne ho avuti parecchi”. Comincia così
il suo libro “Il Silenzio dell’Innocenza”, già
pubblicato in Francia e Germania e da poco anche in Italia da Corbaccio.
Il libro uscirà anche nel Regno Unito a marzo del 2007. Quelle parole
sottolineano la mancanza di identità di donne e bambini che nascono
nei paesi poveri non si sa da chi, a volte soltanto figli della violenza.
Anche Somaly non ha mai conosciuto i suoi genitori.
Questa incredibile
donna ha presentato mercoledì 25 ottobre scorso il suo libro al teatro
Flaiano di Roma. Con lei, Emma Bonino, ministro per gli Affari Europei,
alcune giornaliste e altri personaggi del mondo dello spettacolo, fra cui
la cantante Dolcenera che ha interpretato una canzone dedicata ai bambini
cambogiani. Il traffico di donne e bambini a sfondo sessuale è un’emergenza
a livello mondiale. E’ al secondo posto dopo il traffico di armi,
superando il traffico di droga, ha ricordato Somaly. Si stimano a 2 milioni
i minori venduti per scopi sessuali, con un guadagno di 40 milioni di dollari
annui. Nel suo libro Somaly racconta stralci di vita, quella che riesce
a ricordare e a raccontare, perché chissà se mai ricorderà
tutto e chissà se mai troverà il coraggio di aprire completamente
il suo cuore nonostante siano più di dieci anni che lotta e si batte
per tirare fuori donne e bambine dai bordelli e strapparle alla violenza.
E’ timida Somaly e parla a fatica in pubblico nel suo francese un
po’ orientale. Tuttavia quando si tratta di parlare per difendere
donne e bambini lo fa energicamente, fa notare Emma Bonino sua grande sostenitrice.
E’ su sua segnalazione che Somaly è stata insignita, nel 1998,
del premio Principe delle Asturie per la cooperazione internazionale.
A fare da sfondo
alla sua difficile vita fatta di violenze, stupri, maltrattamenti e stenti
uno fra i paese più poveri, la Cambogia, dilaniata da 30 anni di
guerre. Negli anni Settanta sotto lo spietato regime di Pol Pot, il paese
veniva trascinato in una sanguinosa guerra con il Vietnam. Somaly ne parla
come se si trattasse di tanto tempo fa, quando in fondo lei ha soltanto
36 anni. Eppure ha trovato il coraggio di uscire da quell’inferno
per nascere a una nuova vita. L’incontro con il futuro marito Pierre
Legros avrebbe potuto portarla definitivamente in Europa. Somaly invece
ha deciso di tornare e di restare nel suo paese per lottare. “Avevo
dentro, fortemente radicato, il desiderio di salvarmi e di aiutare le altre
a uscirne. Mi sentivo legata alle altre ragazze vittime come me”,
scrive. Ora ogni volta che una bambina torna libera, si avvera un po’
del suo sogno ma anche quello di tutti noi.
Nel 1997 insieme
al marito ha fondato l’Afesip (Agir pour le Femmes en Situations Précaire),
una organizzazione non governativa a vocazione internazionale, nata in Cambogia,
la cui sede centrale si trova in Francia. L’Afesip lotta contro le
cause dello sfruttamento sessuale con particolare attenzione verso le adolescenti
e le bambine, le più vulnerabili. La lotta è estremamente
ardua e pericolosa, perché si deve affrontare l’illegalità
perpetrata a causa dei governi indifferenti. Si deve lottare alacremente
per scardinare pregiudizi alimentati da una cultura, quella del sud-est
asiatico, dove uomini e donne non conoscono altro modo di avvicinarsi se
non la violenza. Pericolosa perché ha fatto ulteriormente abbassare
l’età delle bambine vittime di questo commercio brutale è
ad esempio la superstizione secondo la quale avere rapporti con una vergine
porterebbe fortuna conducendo addirittura all’immortalità.
Una superstizione facile da soddisfare se si pensa che i genitori in Cambogia
vendono i propri figli per pochi soldi già all’età di
5 anni.
E’ però
con grande commozione che in mezzo a tanta barbarie nel libro di Somaly
possiamo guardare le foto dei centri di accoglienza Afesip aperti in Cambogia,
Vietnam e Laos. Accanto alle testimonianze crudeli, ci sono le foto di donne
e adolescenti dedite a cucire, a cucinare e ad apprendere il mestiere di
parrucchiera per recuperare una vita dilaniata, fatta di ricordi incancellabili,
alla quale è stata sottratta l’innocenza. Dal 1997, più
di 800 fra donne e bambine sono state sottratte ai bordelli. Oggi tutti
possiamo aiutare Somaly ad aiutarle. Possiamo leggere il suo libro anche
se è un’esperienza dura. Possiamo iscriverci alla sua associazione
e fare in modo che la speranza per tante donne e bambine non si spenga,
augurandoci che anche negli altri paesi poveri nascano iniziative di questo
genere. Per ulteriori informazioni: http://www.afesip.org
(c)
Ideazione.com (2006)
Home
Page
Rivista | In
edicola | Arretrati
| Editoriali
| Feuileton
| La biblioteca
di Babele | Ideazione
Daily
Emporion | Ultimo
numero | Arretrati
Fondazione | Home
Page | Osservatorio
sul Mezzogiorno | Osservatorio
sull'Energia | Convegni
| Libri
Network | Italiano
| Internazionale
Redazione | Chi
siamo | Contatti
| Abbonamenti|
L'archivio
di Ideazione.com 2001-2006