La vera posta in gioco: il riscatto dell'Occidente
di Pierluigi Mennitti
Ideazione di marzo-aprile 2006

Da quando la politica italiana ha imboccato la via del bipolarismo, i confronti elettorali sono divenuti uno scontro all’arma bianca, nel quale i leader politici rappresentano le proprie ragioni e confutano quelle dei loro avversari in confronti aperti e diretti. Non abbiamo nostalgia per i dibattiti soporiferi della prima repubblica, per le tribune politiche autoreferenziali nelle quali i segretari di partito, in burocratico linguaggio politichese, sfilavano uno dopo l’altro, senza contraddittorio reciproco, parlando più agli addetti ai lavori che ai cittadini. Resistiamo anche alla nostalgia dei comizi di piazza, che rappresentavano il banco di prova per ogni esponente politico che volesse misurarsi con il proprio elettorato o con la più vasta opinione pubblica. Ogni tempo va vissuto per quello che offre e la tentazione di voltarsi indietro per rifugiarsi in un idilliaco passato della buona politica va respinto con forza. E neppure ci pare che la veemenza degli interventi stia oscurando la sostanza delle argomentazioni: man mano che il confronto va avanti, il governo precisa meglio i contenuti della propria azione quinquennale, l’opposizione prosegue nelle sue critiche, ognuno dice quello che pensa e illustra i modi e i metodi con i quali intende guidare il paese nel modo che più ritiene opportuno. Quello che a un certo punto ha irritato la sinistra, semmai, è che nella campagna elettorale è entrata finalmente anche la maggioranza e soprattutto vi è entrato il suo leader con la sua capacità di scompaginare i giochi e riaprire scenari imprevisti. Accadde già nel 1994, un anno dopo la conquista delle amministrazioni cittadine da parte della gioiosa macchina da guerra. Potrebbe accadere di nuovo, dodici anni dopo, dal momento che la politica non ha ancora prodotto alternative o novità convincenti.
Lo scenario post-elettorale può essere dunque assai diverso da quello immaginato solo un anno fa, all’indomani del successo amministrativo del centrosinistra. E si fa strada l’impressione che il risultato del 9 aprile difficilmente determinerà una stabilità tanto forte da compattare aggregazioni così eterogenee come quelle che si confrontano in questa campagna elettorale. In mancanza di una vittoria netta di una delle due coalizioni, la seconda repubblica rischia di approfondire la crisi di transizione del nostro paese, aprendo la strada ad un rimescolamento dei partiti e delle appartenenze, sfruttando magari le forze centripete che la nuova legge elettorale ha innescato. Tutto, dunque, rischia di venir rimescolato nelle ultime settimane. E la prospettiva di una “vittoria mutilata” per uno dei due campi può aprire una stagione di incertezza le cui avvisaglie già si scorgono nel riposizionamento che tutti i partiti stanno operando lungo l’asse della geografia politica nazionale.
A noi pare invece opportuno difendere quanto di buono è stato prodotto in questi dodici anni di transizione politica e istituzionale. Per questo il contributo che vogliamo offrire alla campagna elettorale del centrodestra sta nell’opportunità di definire con chiarezza principi e valori che devono informare l’agenda politica dei prossimi anni. Tanto più che la Casa delle Libertà è stata la coalizione che ha saputo meglio affrontare le gravi sfide del nuovo secolo. Il governo guidato da Silvio Berlusconi ha orientato con efficacia la risposta del nostro paese all’attacco all’Occidente lanciato dal fondamentalismo e dal terrorismo islamico. Grazie a scelte coraggiose e impopolari, esso ha impedito che l’Italia s’aggregasse alla coalizione degli inconcludenti (racchiusa nel triangolo Bruxelles, Parigi, Berlino e guidata da Prodi, Chirac e Schröder) che ha rifiutato di prendere atto della drammaticità degli eventi assecondando la tendenza alla depoliticizzazione dell’Europa (quindi alla sua marginalizzazione storica e politica). L’Italia, invece, ha sostenuto apertamente lo sforzo militare e diplomatico di Stati Uniti e Gran Bretagna contribuendo con le proprie forze armate e civili a riportare faticosamente democrazia e libertà in Afghanistan e Iraq. Così mentre a sinistra i leader devono censurare uomini politici che ancor oggi giustificano chi colpì a morte i soldati italiani a Nassiriya, la destra può ascrivere al suo senso dello Stato il ritorno di un sentimento pulito di orgoglio nazionale, di senso del dovere, di passione civile. Per dare sostanza culturale a una proposta politica all’altezza della vera posta in gioco di questi anni, il riscatto dei valori dell’Occidente, Ideazione si è impegnata con altre istituzioni e fondazioni del centrodestra a sostenere l’appello promosso da Magna Carta che pubblichiamo qui di seguito. Non è un programma di partito ma un manifesto politico, un decalogo che specifica gli ideali del nostro impegno intellettuale e politico. E che condivideremo con tutti i firmatari ben oltre il momento elettorale.

Per l’Occidente, forza di civiltà

L’Occidente è in crisi. Attaccato dall’esterno dal fondamentalismo e dal terrorismo islamico, non è capace di rispondere alla sfida. Minato dall’interno da una crisi morale e spirituale, non trova il coraggio per reagire. Ci sentiamo colpevoli del nostro benessere, proviamo vergogna delle nostre tradizioni, consideriamo il terrorismo come una reazione ai nostri errori. Il terrorismo, invece, è un’aggressione diretta alla nostra civiltà e all’umanità intera. L’Europa è ferma. Continua a perdere natalità, competitività, unità di azione sulla scena internazionale. Nasconde e nega la propria identità e così fallisce nel tentativo di darsi una Costituzione legittimata dai cittadini. Determina una frattura con gli Stati Uniti e fa dell’antiamericanismo una bandiera. Le nostre tradizioni sono messe in discussione. Il laicismo e il progressismo rinnegano i costumi millenari della nostra storia. Si sviliscono così i valori della vita, della persona, del matrimonio, della famiglia. Si predica l’uguale valore di tutte le culture. Si lascia senza guida e senza regola l’integrazione degli immigrati.
Come ha detto Benedetto XVI, oggi «l’Occidente non ama più se stesso». Per superare questa crisi abbiamo bisogno di più impegno e di più coraggio sui temi della nostra civiltà.

L’Occidente
Noi siamo impegnati a riaffermare il valore della civiltà occidentale come fonte di princìpi universali e irrinunciabili, contrastando, in nome di una comune tradizione storica e culturale, ogni tentativo di costruire un’Europa alternativa o contrapposta agli Stati Uniti.

L’Europa
Siamo impegnati a rifondare un nuovo europeismo che ritrovi nell’ispirazione dei padri fondatori dell’unità europea la sua vera identità e la forza di parlare al cuore dei suoi cittadini.

La sicurezza
Siamo impegnati a fronteggiare ovunque il terrorismo, considerandolo come un crimine contro l’umanità, a privarlo di ogni giustificazione o sostegno, a isolare tutte le organizzazioni che attentano alla vita dei civili, a contrastare ogni predicatore di odio. Siamo impegnati a fornire pieno sostegno ai soldati e alle forze dell’ordine che tutelano la nostra sicurezza, sul fronte interno così come all’estero.

L’integrazione
Siamo impegnati a promuovere l’integrazione degli immigrati in nome della condivisione dei valori e dei princìpi della nostra Costituzione, senza più accettare che il diritto delle comunità prevalga su quello degli individui che le compongono.

La vita
Siamo impegnati a sostenere il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale; a considerare il nascituro come “qualcuno”, titolare di diritti, che devono essere bilanciati con altri, e mai come “qualcosa” facilmente sacrificabile per fini diversi.

La sussidiarietà
Siamo impegnati a sostenere il principio “tanta libertà quanta è possibile, tanto Stato quanto è necessario”. Con ciò si esalta il primato cristiano e liberale della persona e dei corpi intermedi della società civile e si concepisce il potere politico come un aiuto e uno strumento per la libera iniziativa di individui, famiglie, associazioni, compagnie, volontariato.

La famiglia
Siamo impegnati ad affermare il valore della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio, da tenere protetta e distinta da qualsiasi altra forma di unione o legame.

La libertà
Siamo impegnati a diffondere la libertà e la democrazia quali valori universali validi ovunque, tanto in Occidente quanto in Oriente, a Nord come a Sud. Non è al prezzo della schiavitù di molti che possono vivere i privilegi di pochi.

La religione
Siamo impegnati a riconfermare la distinzione fra Stato e Chiesa, senza cedere al tentativo laicista di relegare la dimensione religiosa solamente nella sfera del privato.

L’educazione
Siamo impegnati a difendere e promuovere la libertà di educazione senza negare la funzione pubblica dell’istruzione. Intendiamo per questo realizzare la piena equiparazione della scuola non statale con la scuola statale, applicando il principio generale di sussidiarietà.

L’Italia
Siamo impegnati a rendere la nostra Patria ancora più autorevole. A esaltare i valori del conservatorismo liberale, affinché la crescita delle libertà pubbliche e individuali vada di pari passo con il mantenimento delle nostre tradizioni. Non può essere né libero né rispettato chi dimentica le proprie radici.


Pierluigi Mennitti, direttore di Ideazione

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