Kaliningrad, l'isola russa nell'Unione
di Christian George Guiggiani
Esiste una
Russia quasi nascosta, racchiusa tra la Polonia, la Lituania e il Mar
Baltico. Una Russia grande la metà del Belgio. Terra natale di Kant ed
Hoffmann, Königsberg, cittadina della Prussia nord-orientale, passa sotto il
controllo sovietico nel 1946 col nome di Kaliningrad (da Mihail Ivanovic
Kalinin, all’epoca capo di Stato) e viene ripopolata da cittadini russi in
seguito alla deportazione degli ultimi tedeschi. Sede per più di
quarant'anni della flotta sovietica nel Mar Baltico, già luogo blindato e
ipermilitarizzato, all'indomani della dichiarazione di indipendenza delle
tre Repubbliche baltiche la regione (oblast) di Kaliningrad resta l’exclave
occidentale della Federazione russa, distante circa 400 km dalla madrepatria
“continentale”. Oggi Kaliningrad fa parlare di sé sopratutto come banco di
prova per la stabilità dei rapporti Ue-Russia in vista del fatto che dal
2004, con l’allargamento ad Est, la regione costituirà una vera e propria
enclave nel cuore dell’Unione.
I cittadini russi in viaggio per via terrestre da e per Kaliningrad, con
l’assunzione dell’acquis da parte dei nuovi paesi membri, saranno di fatto
obbligati a dotarsi di passaporto e visto anche se, dal 1 luglio 2003, la
Lituania dovrebbe garantire presso i suoi consolati il rilascio di un
documento di transito facilitato. La situazione suscita comunque una certa
apprensione da parte della cittadinanza che, già afflitta da gravi problemi
di ordine interno, vive ora anche l'incubo dell'isolamento. Si calcola che
nella regione circa il 30% della popolazione viva al di sotto della soglia
di sussistenza. E’ difficile tuttavia tracciare un chiaro quadro economico a
causa dell'elevata presenza di traffici illeciti e lavoro sommerso, che si
attesterebbe intorno al 50% del Pil. Basti pensare che l’Oblast esporta
regolarmente solo un settimo delle estrazioni effettive di ambra, di cui
detiene il 90% delle riserve mondiali.
L’Unione, che pure ha già destinato alla regione circa 40 milioni di euro,
rischia di emarginarla indirettamente con l’erogazione di finanziamenti
maggiori ai paesi confinanti in via di adesione. Inoltre un altro nodo per
Bruxelles è rappresentato dall’impossibilità di aprire e concludere trattati
bilaterali con Kaliningrad, che non gode di sufficiente autonomia da Mosca.
La chiave del problema sta, per l’Ue, nel trovare il giusto equilibrio tra
una politica di sicurezza interna, volta a prevenire la diffusione di
fenomeni quali criminalità e immigrazione clandestina, e una politica di
sicurezza esterna che punti sulla stabilità dell’intera regione. E’ in
questo quadro che dovrebbe iscriversi il progetto di fare di Kaliningrad una
“regione pilota” nelle relazioni Ue-Russia, a partire dagli sforzi congiunti
già in atto nei settori della sanità e della lotta alla criminalità. Per
quanto riguarda il processo di integrazione economica, una volta conformato
lo status di Zes (Zona economica speciale), di cui la regione gode, agli
obblighi internazionali della Russia, si dovrebbe incoraggiare
l'amministrazione locale a concorrere all’allargamento pur senza essere
invitata a prenderne parte e, in quest’ottica, rendere competitiva la
propria economia anzitutto adeguandosi agli standard europei: una sfida che
appare tuttavia insostenibile senza un’adeguata politica di cooperazione
allo sviluppo da parte dell’Unione.
(c)
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