L’Italia è fondata sul
lavoro: sull’alleanza tra lavori utili privatamente e lavori
socialmente inutili. Esempio elementare, la ripulitura delle
facciate. Una città in cui quasi tutte le facciate siano deterse
dalla polvere scura che il tempo vi deposita fa un buon effetto sui
forestieri e tiene allegri i locali. Questi vantaggi, però, non sono
tali da indurre a trascurare altre necessità: in primo luogo la
circolazione per le strade. Roma è la più bella città del mondo
(nonostante tutto), ma è già di per sé poco adatta alla
circolazione. I papi vi aprirono grandi direttrici segnalate da
obelischi (via Giulia, via Sistina, ecc), ma avrebbero distrutto
quanto c’era di bello se avessero osato di più.
I piemontesi, dopo il
Settanta, non ebbero scrupoli: ne fecero di cotte e di crude
ma si concentrarono soprattutto su due obbrobri: l’altare
della Patria (sarebbe sopportabile se si togliesse il
colonnato) e il Palazzaccio (per il quale si può solo
sperare in una voragine). Il fascismo in fatto di opere
pubbliche commise pochi delitti e molti opere buone. Diresse
verso il mare l’aspirazione al grandioso. Oggi, al
contrario, le strade di Roma sono invase da lavori inutili:
non per eliminare le voragini nel selciato, ma per ripulire
le facciate. Enormi schermi panoramici ricoprono i tralicci
e in basso, da entrambi i lati, c’è’ un avviso: “ Pedoni sul
lato opposto”.
Nel Quarantacinque, vidi per
la prima volta Parigi: aveva le facciate tutte annerite, ma
era la città in cui si viveva meglio al mondo. Solo con de
Gaulle si cominciò a ripulire, senza però impedire la
circolazione, favorita a suo tempo dagli sventramenti di
Haussmann e dalla metropolitana. In Roma, oggi, non si bada
a spese. Perfino palazzo Massimo, che era rimasto come era
dal tempo dei bombardamenti, è stato ripulito. Ciò è dovuto
a una convergenza di interessi: i proprietari ricevono un
indennizzo per far pulire, il Comune dà lavoro ad operai che
rimarrebbero disoccupati, gli imprenditori, versano ai
funzionari una parte del denaro pubblico a titolo di
“tangenti” (un tempo a Milano si diceva “provvigioni”).
Quando vedono riscoprire una facciata i cittadini traggono
un sospiro di sollievo , ma per questo ci vuole molto tempo.
I lavori fatti in fretta costano molto e il denaro,
specialmente il denaro pubblico, va risparmiato.
(c)
Ideazione.com (2006)
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