La possibilità
e la necessità di spostarsi caratterizza l’animale rispetto al
vegetale, e l’uomo non fa eccezione. All’interno stesso del suo
corpo l’animale vive grazie a spostamenti di parti molto più rapidi
che quelli della linfa nel vegetale. Questa necessità costituisce
per lui uno svantaggio evolutivo: il vegetale potrebbe vivere senza
l’animale (anche se alcuni vegetali ne fanno uso per fecondarsi),
non viceversa. La specie umana ha sempre praticato spostamenti più
massicci di quelli degli animali in genere. Gli uccelli migratori (e
anche pesci e cetacei) hanno una capacità naturale di spostarsi
molto superiore; ma la specie umana ha largamente compensato la sua
inferiorità con l’ingegno, che trova modo di farsi spostare da
“mezzi”. Nel romanesco i “mezzi” sono gli autobus; ma i mezzi
inventati dall’uomo possono essere molto più veloci: ad esempio
razzi.
L’accentuata necessità di spostarsi nelle civiltà avanzate è compensata dall’uso crescente di “informazioni”. Queste viaggiano generalmente su elettroni che si muovono con velocità vicine a quelle della luce, e quindi sembrano addirittura star fermi, perché vanno e vengono (si dice con locuzione poco sensata) “in tempo reale”. Muovendosi le informazioni, possiamo stare più fermi noi: compiere operazioni di banca dal nostro letto e lavorare per un giornale senza uscire di casa. Di conseguenza i medici ci raccomandano di camminare per ragioni di salute. Per strada, infatti, dove la popolazione è molto fitta sorgono inevitabili problemi di traffico: “marmellata” dicono gli inglesi. Allora l’abbondanza di mezzi si traduce in una stasi generale: chi ha un veicolo proprio non può neppure abbandonarlo per andare a piedi. Le autorità dovrebbero persuadersi che ciò costituisce uno dei principali problemi delle nostre città: prima per le grandi, poi per le medie e infine addirittura per le piccole.
A provvedere sono preposti in ultima analisi i prefetti: uno per ogni provincia. C’è chi dice che le province andrebbero abolite: ma prerogativa delle province era occuparsi delle strade e dei manicomi. Ora i manicomi sono aboliti ma rischiano di diventare manicomi le strade. Come rappresentante del governo il prefetto deve mantenere l’ordine pubblico. Ma non sempre si rende conto che parte essenziale dell’ordine pubblico è la libertà di circolazione. Nella circolazione del sangue un piccolo embolo manda all’altro mondo; nella circolazione stradale, l’effetto è più lento, ma alla lunga è il medesimo. Purtroppo non tutti i prefetti sembrano ricordarsi che le strade sono fatte per circolare, non per “manifestare” presunti diritti. Nelle città, e più che mai nelle capitali, i prefetti dovrebbero convincersi che tra i diritti civili il più importante è il diritto di circolare.
(c)
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