Trasporti, uno strano concetto di servizio pubblico
di Vittorio Mathieu
[25 lug 07]


Giustamente ci esortano a servirci di mezzi pubblici anziché privati per spostarci in città. I mezzi pubblici sono però gestiti da persone che hanno un curioso concetto del servizio: pensano bensì che l’azienda debba servire, ma che debba servire all’azienda stessa. Ho una collezione di aneddoti in proposito, ma ne riferisco uno soltanto. La fonte è un cugino di mia moglie, pensionato, che trovò il tempo di andare a lamentarsi da un alto dirigente per la scarsa frequenza con cui un certo autobus passava sotto casa. “Strano – disse il dirigente -: ho dato disposizioni tassative perché ne passi uno ogni dieci minuti”. “Quanti veicoli servono contemporaneamente la linea”. “ Sei”. “E quanto impiegano per l’intero percorso, inclusa la sosta al capolinea?” “Un’ora e mezza” . “Allora è impossibile che ne passi uno ogni dieci minuti”. “Giusto, è vero, non ci avevo pensato. Provvederò”.

Statisticamente non ci sarebbe da lamentarsi: vi sono, ad esempio, ottanta passaggi in tutta la giornata. Il grave è che sono come il pollo di Trilussa: ne passano tre in cinque minuti, poi nessuno. In questi casi la prima vettura è strapiena e rallenta naturalmente; la seconda la raggiunge e la segue a ruota; qualche volta ce n’è una terza, e poi la morte e il nulla. Il viaggiatore esperto se vede un mezzo strapieno aspetta il successivo. Ma la legge su cui si basa è sempre statistica e quindi non si può mai dire con certezza quando il passaggio successivo avverrà. Non è un problema d’oggi. Ricordiamoci del Veneranda su “Candido”. Fermo alla fermata, il Veneranda è interpellato da un altro: “Anche lei aspetta l’autobus?” “No, aspetto un cammello”. “ Ma qui non passano i cammelli”. “Non passano neppure gli autobus, e quindi non vedo la differenza”.

Una ragione a volte c’è, ed è il traffico che varia. Il grave è che il fenomeno si produce anche quasi in assenza di traffico. Il fatto è che il personale ha bisogno di chiacchierare ai capolinea, sicché qui i veicoli in sosta sono o nulli, o più di uno. In caso di traffico il rimedio è ovvio: chi arriva al capolinea in ritardo dovrebbe ripartire immediatamente: ammessa solo una sosta al wc. Questa clausola dovrebbe essere inserita nel contratto di lavoro, in cambio di una piccola riduzione di orario. Ma l’azienda, governata da ex sindacalisti, è autoreferenziale. In servizio o no, le vetture devono servire al personale per andare e tornare dal posto di lavoro.

 

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