L'esploratore urbano nella giungla della città
di Vittorio Mathieu
[21 giu 07]


Un compito importante che si sono assunti gli architetti è la sistemazione del territorio. A volte lo svolgono bene. In Francia ne ho conosciuto uno eccellente, che vinse il secondo premio per il cimitero di Lione (il primo premio di solito è già assegnato in partenza). In Francia, però, il territorio è più facile da sistemare, perché è più vasto, ci sono meno montagne, e la storia è più concentrata. In Italia ci sono capitali dappertutto e il primo compito è rispettarle e valorizzarle. Da Roma in giù, però, è un po’ diverso: c’è stata la Cassa del Mezzogiorno, divenuta una specie di cassa continua, che incoraggiava insediamenti disordinati. A Roma sud è interessante, ad esempio, ciò che avviene intorno all’Anagnina: trecento metri di suk dalla stazione terminale della metropolitana al sottopasso della via Tuscolana. Tutto abusivo, perché non c’è una sistemazione del territorio: si risolve un problema per volta, compromettendo ogni volta la soluzione degli altri. Il Comune doveva pensarci fin da prima che si prolungasse la linea A.

Il principio di partenza per cominciare a sistemare il territorio in genere è un piccolo centro, a cui fan capo le vie di comunicazione. Intorno a Roma ce ne sono innumerevoli, con nomi pittoreschi come Osteria del Curato o Tor Bella Monaca, ma di valore soltanto storico, senza attrazione attuale. C’è inoltre un intreccio di vie di comunicazione tra centri lontani, che si è tentato invano di coordinare con il Raccordo Anulare. Chi è già pratico su quel raccordo si orienta, chi non lo è deve fermarsi e riflettere sui segnali stradali. In queste circostanze gli amministratori del Comune avrebbero dovuto progettare una sistemazione globale a vasto raggio, mentre non pare che l’abbiano neppure tentato.

È nato così a Tor Vergata, non un quartiere, ma un territorio residenziale intorno a una Università quasi irraggiungibile. Gli abitanti del territorio traggono molti vantaggi dal conoscerlo di persona. Sanno, ad esempio, dove dirigersi per la toeletta di cani e gatti, molto reclamizzata, o anche per centri di bellezza delle signore. Vivono in “palazzine” relativamente piccole, in strade che portano i nomi di celebrità straniere e italiane, accostati in disordine, intorno a lunghissime strade di origine campestre o consortile. Chi viene dall’estero, ad esempio da Roma, anche con una mappa non riesce ad orientarsi. Dalla stazione di Anagnina partono linee comunali e intercomunali, da capolinea il più possibile occulti. C’è bensì nella stazione e tutto intorno un gran numero di indicazioni, ma difficili da interpretare e ancor più da seguire. Chi è del posto si trova bene, chi non lo è può sviluppare una vocazione nuova: l’esploratore urbano.

(c) Ideazione.com (2006)
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