Alla ricerca della legge elettorale perfetta
di Vittorio Mathieu
[20 lug 07]


A leggere i giornali si direbbe che ciascun uomo politico in vista abbia in mente un progetto di legge elettorale che gli permetterebbe di vincere le elezioni e di governare dopo averle vinte. Ma ho molti dubbi. È più probabile che anche i politici più avveduti brancolino nel buio e, al più, fingano di avere un piano per mettere nel sacco gli altri. Ricordo quando Segni jr lanciò il referendum per il maggioritario: sembrava dovesse risolvere il problema della governabilità. Poi ci si accorse che moltiplicava i partitini e la loro possibilità di ricattare la maggioranza. Allora si tornò al proporzionale, al Mattarellum, a una quota per il proporzionale e un’altra per il maggioritario; e la situazione non cambiò egualmente. Oggi si pensa al modello tedesco di cancellierato, con tanto di sfiducia costruttiva, ma a giudicare dall’attuale governo italiano si direbbe più augurabile una sfiducia distruttiva.

Non c’è dubbio che due diversi premi di maggioranza, uno per la Camera e uno per il Senato dove il premio, essendo regionale, statisticamente si annulla, garantiscano piuttosto una ingovernabilità di principio. I maligni sostengono che il centrodestra abbia introdotto apposta questa clausola per impedire di governare al centrosinistra, che si prevedeva avrebbe vinto le elezioni. La realtà è che neppure gli specialisti riescono a collegare l’esito delle elezioni alla legge elettorale: non tanto per l’incertezza del voto, quanto per l’incertezza su ciò che potrà fare il vincitore dopo aver vinto. Vi sono troppe variabili e una sola costante, la Costituzione; anch’essa, del resto, non invariabile e perciò oggetto di progetti contrastanti.

Ricordo le speranze suscitate dal referendum Segni, perché ne discussi con persone che allora contavano. Ricordo anche, però, che la delusione venne subito quando Segni prese a “giudicare e mandare” in base a un suo criterio piuttosto sinistro. E ricordo purtroppo che Montanelli per qualche settimana lo seguì su questa strada scivolosa, mettendo in forse il futuro de “il Giornale”. Oggi come oggi penso si possa solo sperare di votare al più presto, quale che sia la legge, e poi, in caso di successo, sperare nella Provvidenza, che si manifesti nella fermezza del capo del governo.

 

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