Povera Alitalia, sindacalizzata a morte
di Vittorio Mathieu
[19 lug 07]


Air One ha lasciato cadere l’offerta di Alitalia. Non avendo trovato i fondi, dicono alcuni. Non potendo accettare gli impegni contrattuali, dicono altri, tra cui il presidente di Air One. Una volta tanto un comunicato ufficiale è sincero: le clausole contrattuali fanno sì che l’azienda valga meno di zero. L’unica clausola che permetterebbe di dare ad Alitalia un valore positivo appare impossibile: la soppressione dei sindacati. I sindacati hanno distrutto l’azienda sapendo di distruggerla e i sindacalizzati non si sono opposti: non si sa se per inerzia o per viltà. Qualcuno forse spera di uscirne bene egualmente: la professionalità di piloti e assistenti di volo è fuor di dubbio, ma per far perdere più di venti milioni al mese conservare i loro privilegi è assurdo.

Quando la crisi dell’Alitalia era ormai evidente, l’ex amministratore della Fiat Romiti dichiarò che l’azienda doveva essere salvata in quanto compagnia di bandiera. Del resto anche la Fiat a quel tempo si considerava come una compagnia di bandiera. Ma lavorare in perdita per mantenere una compagnia di bandiera si addice a sceiccati ricchi di petrolio, non all’Italia. Il prestigio aeronautico dell’Italia è garantito da ben altro: da capacità progettuali e dal detenere tuttora il primato di velocità per idrovolanti (conseguito da Agello oltre settant’anni fa). Dicono: il traffico aereo per passeggeri è importante per l’Italia che vive di turismo. Ma gli scioperi dell’Alitalia sono la peggior controindicazionea scegliere l’Italia per turismo.

Sul valore capitale costituito dagli apparecchi possono pronunziarsi solo gli specialisti; ma ho qualche dubbio. Posso riferire soltanto ciò che mi disse appunto uno specialista molti anni fa, quando ancora saliti sul Torino-Roma si poteva scegliere dove sedersi. Ero con un mio compagno di scuola divenuto direttore dell’Aeronautica d’Italia S.p.a. della Fiat. Mi disse: “Andiamoci a sedere vicino alle ali dove ci sono le uscite di sicurezza: questo apparecchio…”. E mi disse i chilometri percorsi e le ore di volo che rendevano saggio il suo consiglio. Grazie appunto all’abilità dei piloti un atterraggio o ammaraggio di fortuna era verosimile.

 

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