Pensioni, un privilegio per pochi
di Vittorio Mathieu
[18 mag 07]


Quando eravamo piccoli, se qualcuno ci domandava “che cosa farai da grande?”, rispondevamo: l’esploratore, o il capostazione, o (se uno voleva godere di un’autorità indiscussa) il vigile urbano. Oggi queste fantasie non sono scomparse del tutto dalla testa dei fanciulli, ma i più evoluti daranno presto una sola risposta: “Da grande farò il pensionato”. Per arrivare a questa meta, il percorso può essere difficile, ma il traguardo è quello. Del resto anche esploratori o capistazione non si diventava in un giorno: ogni professione implica un tirocinio, e così lo implica anche la professione di pensionato. I percorsi continuano ad essere differenziati ma uniformi al punto d’arrivo e si tratta solo di raggiungerlo nel più breve tempo possibile.

Per questo occorre l’anzianità. Quando si è vecchi si è anziani per definizione, ma l’abilità consiste nel diventare anziani anche restando giovani: giovani di sistema circolatorio, ma soprattutto di anni. A questo scopo non basta l’esperienza dei padri: stanno sorgendo uffici di consulenza che spiegano per ogni professione o mestiere come divenire anziani in fretta. Mia sorella, scelto l’insegnamento, si limitò a riscattare gli anni di laurea e ad aggiungerne altri come orfana di guerra, ma, se avesse ad esempio insegnato all’estero avrebbe raggiunto più anni di anzianità che di età. Risalendo alle origini troviamo il più illustre tra i baby-pensionati: Friedrich Nietzsche, docente di Lettere antiche all’università di Basilea dal 1869 al 1879 e posto in pensione a 35 anni: con una pensione eccellente, che gli permise di vivere in località turistiche di sua scelta. Altri professori universitari, al contrario, sentono la pensione per limiti di età come una condanna: è per loro la perdita della prerogativa di essere il solo titolare di una data cattedra in un certo ambito territoriale. Poi però la possibilità di duplicare, anzi clonare la stessa cattedra in una stessa sede ha privato il titolare di tale privilegio, rendendogli appetibile la pensione anche prima di aver raggiunto il limite d’età.

Un tempo la pensione era un privilegio concesso dal sovrano a un singolo per un suo merito particolare. Venuta la democrazia, il privilegio si è esteso a tutti, così come il titolo di “signore”. “Che cosa avete fatto per meritare i vostri privilegi?” domandava Beaumarchais ai nobili; e rispondeva: “Nascere”. Oggi la risposta è invecchiare, ma solo sulla carta. Ai “pensionari”, come eran chiamati in origine i titolari di una pensione, il sovrano poteva corrispondere una cifra adeguata. Ma oggi il sovrano è il popolo e pensionati sono tutti, e la faccenda si è fatta difficile, perché il sovrano deve pagare la pensione a se stesso. Presto non ci riuscirà più e, appunto per questo, quasi tutti cercano di andare in pensione il più presto possibile.

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