Deficit: perché non sempre procrastinare funziona
di Vittorio Mathieu
[17 lug 07]


I figli di famiglia, un tempo, facevano debiti sapendo che li avrebbe pagati il padre. Oggi i padri della Patria fanno debiti supponendo che li paghino i figli, perché loro nel medio termine, come diceva lord Keynes, saranno “fuori servizio” (da noi si traduce più icasticamente “saremo tutti morti”). In Inghilterra qualche governo è durato tre legislature. Nel nostro dopoguerra i capi democristiani restavano al governo pochi mesi, ma poi ci tornavano cinque o sei volte. Oggi, al contrario, a sinistra il motto è “dopo di me il diluvio”: perciò si accendono debiti che dovranno pagare le nuove generazioni. Se saranno pagati: l’inflazione potrebbe svalutarli.

Chi pensa così non tiene conto, però, di alcuni fattori. Uno è l’accelerazione. Può accadere che le colpe dei padri non ricadano sui figli innocenti, perché ricadono già sui padri colpevoli. L’altro fattore è l’unità europea, che può costituire un freno all’inflazione, sicché il debito non scompare così presto come si sperava. La conseguenza è che il disastro – che si sperava dilazionato nel tempo – si presenta quasi subito, ma non come un evento: come un incubo immobile, indefinito e senza confini. Ai posti di responsabilità, in questa situazione, vengono spinti fantasmi più che persone affinché facciano fronte all’incubo finché dura: cioè fino allo scoppio a cui succederà l’imprevedibile, l’inconcepibile, il nuovo. Paradossalmente, così, abbiamo un’accelerazione che produce un arresto. Ma qualsiasi previsione è impossibile.

L’attuale governo italiano dà appunto questa impressione: alcuni vi sono entrati supponendo di iniziare un riscaldamento, in vista del momento in cui il titolare lascerà il campo. Ma, paradossalmente, il titolare non esce dal campo perché se anche uno solo uscisse il castello di carte cadrebbe. Quando salì al governo Berlusconi gli avversari presero ad osservare: “Il governo perde i pezzi”. Nella Prima Repubblica i governi non perdevano i pezzi perché scomparivano prima di perderli. Ma nell’attuale legislatura il governo non ha ancora perduto un solo pezzo: ministri e viceministri sono tutti al loro posto. Governo simile a quegli insetti che con la luce si fermano di colpo per non essere visti.

 

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