Non sono
assolutamente in grado di entrare nel merito della diatriba sulla
magistratura. Sono fermo alla commissione Mancuso, di cui facevo
parte, soffocata nella culla. Se fosse possibile indicare una
posizione “di destra” e una “di sinistra” probabilmente propenderei
per quella di destra, ma per partito preso. Ciò che mi colpisce è la
presa di posizione quasi unanime dell’Associazione magistrati. Può
darsi che la legge Castelli toccasse diritti acquisiti dai singoli,
e a ciò sarebbe doveroso opporsi. (Ad esempio se chi è entrato in
magistratura sicuro di far carriera in base all’età, anche se
incretinisce, mentre dovrebbe assoggettarsi a esami periodici). Ma
non credo che le cose stiano così; e in ogni caso a una legge più
seria dell’attuale dovrebbe assoggettarsi chi entra ora in servizio.
La tendenza è piuttosto un’altra: a sostenere che di ciò che riguarda i magistrati debba essere arbitra l’Associazione magistrati, di ciò che riguarda i metalmeccanici la rappresentanza dei metalmeccanici, e così via. Nei limiti (purtroppo molto ristretti) della libertà contrattuale ogni contratto dovrebbe legare solo chi lo stipula. Quando però si tratta di una funzione pubblica la forma del contratto dovrebbe dipendere dal Parlamento. Il mezzo, poi, scelto dai magistrati per protestare allarma anche per un’altra ragione. La magistratura si atteggia a potere sovrano (sforzando alquanto la dottrina di Montesquieu), e un potere sovrano non può scioperare: può abdicare, incaricare altri dei suoi compiti, oziare a tempo indeterminato, ma che cosa vuol dire scioperare? Lo sciopero è un atto di guerra, ma la guerra tra poteri sovrani non è uno sciopero.
Gli avvocati scioperano a loro volta contro i loro clienti, i tranvieri contro l’azienda tranviaria, la plebe può ritirarsi sull’Aventino; ma il governo non può scioperare contro il presidente della Repubblica o contro il Parlamento. Ai miei tempi – poco dopo l’ammissione delle donne in magistratura – un magistrato donna andava regolarmente a sciare al Sestriere nei giorni feriali, per evitare l’affollamento; però non scioperava.
(c)
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