Un tempo
l’amministrazione faceva capo al Re, e per lui ai suoi ministri che
erano segretari del Re. Stabilito che il sovrano è il popolo il
problema si complica, perché un insieme di milioni di individui non
può decidere su nulla. Decideranno i suoi rappresentanti, scelti
mediante elezione. (Rousseau nega che il popolo possa farsi
rappresentare, ma le sue costituzioni servono per popolazioni, al
massimo, di qualche decina di migliaia di abitanti). I ministri sono
ora segretari del popolo. La giurisdizione, però, va attribuita a un
potere distinto dal potere esecutivo. Nasce così il concetto di un
tribunale amministrativo, peraltro recentissimo in Italia, dato che
risale al governo Crispi (1889): lo stesso della batosta di Adua. Fu
stabilita all’uopo una sezione (poi tre sezioni) del Consiglio di
Stato e nel 1890 la giurisdizione fu decentrata con le “giunte
provinciali amministrative”. (La parola “giunta” ricorda stranamente
le oligarchie che assumono il potere nelle repubbliche delle
banane).
Gli attuali TAR (tribunali amministrativi regionali) sono gli eredi delle giunte e decidono sulle materie più disparate: quali squadre di calcio debbano giocare in serie A e quali in serie C; quali scolari vadano promossi e quali (eccezionalmente) bocciati. Quando i ministri eseguivano la volontà del Re c’era un potere solo, non una sovrapposizione di poteri. I Tar (contro cui si può fare ricorso al Consiglio di Stato) sono organi che stabiliscono, in linea di principio, tutto ciò che “è giusto” fare. Quindi sono l’equivalente di un potere esecutivo assoluto mascherato sotto un potere giudiziario. Negli Stati di “common law” il contenzioso giudiziario simula una lite tra privati anche quando riguardi un omicidio. (“Lo Stato dell’Oklahoma contro il tal dei tali”, ecc.). Negli Stati di “civil law” beghe tra private si dissimulano sotto apparenze giudiziarie anche quando si tratti di meri interessi, più o meno legittimi. Dante – nell’episodio in cui la vedovella chiede giustizia a Traiano – pensa che la giustizia dipenda da chi detiene l’imperium (anche se accade che l’imperatore faccia senatore il proprio cavallo). Oggi non abbiamo più un concetto così rozzo della divisione dei poteri. Ma, a volte, la rozzezza è meglio dell’ipocrisia.
(c)
Ideazione.com (2006)
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