Il deficit non serve allo sviluppo
di Vittorio Mathieu
[10 lug 07]


Lo slogan “Le pensioni non si toccano” credo si debba leggere così: “le pensioni non devono diminuire e l’età pensionabile non deve aumentare”. Chi proclama questo al tempo stesso impreca contro la Banca centrale europea, che si intestardisce sul deficit e sul debito pubblico dei paesi dell’Unione. Questo intestardirsi, dicono, soffoca lo sviluppo. Se il deficit servisse a finanziare grandi opere – o, comunque, opere utili – forse nel medio termine potrebbe generare un reddito pro capite più elevato. E che allora si possa riportare le pensioni al valore di prima. Ma se il deficit è usato per pagare spese correnti, il valore della moneta affonda, e con esso affondano le pensioni.

Anche a sinistra, perciò, si dichiara di voler ridurre la spesa pubblica. Ma l’elettorato ha cominciato a diffidare di tale dichiarazione, perché ridurre la spesa pubblica per le sinistre è difficile: di lì, infatti, traggono un reddito pochi privati privilegiati, che hanno modo di mettere le mani su commesse e tangenti.

L’ente pubblico è il più cospicuo dei debitori, mentre i pensionati sono una massa di creditori. Quando la moneta perde valore quello guadagna e questi perdono. E il guadagno dell’ente pubblico non è messo a frutto: serve per le spese correnti. Favorire il deficit, quindi, è gettare il denaro in un pozzo senza fondo, salvo le somme che cadono nelle mani di pochi privilegiati. A questo punto come meravigliarsi se l’istituto demoscopico SWG ci dice che il centrosinistra è sostenuto dai dipendenti del pubblico impiego e il centrodestra dagli operai e dai futuri pensionati?

 

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