Lo slogan “Le
pensioni non si toccano” credo si debba leggere così: “le pensioni
non devono diminuire e l’età pensionabile non deve aumentare”. Chi
proclama questo al tempo stesso impreca contro la Banca centrale
europea, che si intestardisce sul deficit e sul debito pubblico dei
paesi dell’Unione. Questo intestardirsi, dicono, soffoca lo
sviluppo. Se il deficit servisse a finanziare grandi opere – o,
comunque, opere utili – forse nel medio termine potrebbe generare un
reddito pro capite più elevato. E che allora si possa riportare le
pensioni al valore di prima. Ma se il deficit è usato per pagare
spese correnti, il valore della moneta affonda, e con esso affondano
le pensioni.
Anche a sinistra, perciò, si dichiara di voler ridurre la spesa pubblica. Ma l’elettorato ha cominciato a diffidare di tale dichiarazione, perché ridurre la spesa pubblica per le sinistre è difficile: di lì, infatti, traggono un reddito pochi privati privilegiati, che hanno modo di mettere le mani su commesse e tangenti.
L’ente pubblico è il più cospicuo dei debitori, mentre i pensionati sono una massa di creditori. Quando la moneta perde valore quello guadagna e questi perdono. E il guadagno dell’ente pubblico non è messo a frutto: serve per le spese correnti. Favorire il deficit, quindi, è gettare il denaro in un pozzo senza fondo, salvo le somme che cadono nelle mani di pochi privilegiati. A questo punto come meravigliarsi se l’istituto demoscopico SWG ci dice che il centrosinistra è sostenuto dai dipendenti del pubblico impiego e il centrodestra dagli operai e dai futuri pensionati?
(c)
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