Come i gesuiti caddero in disgrazia
di Vittorio Mathieu
[07 feb 08]


Per la seconda volta un generale dei gesuiti è stato sostituito ancora vivente. Questo mostra quanto sia difficile metter d’accordo con gli ultimi due pontefici la costituzione della Compagnia, che prevede una obbedienza assoluta alla Santa Sede anche fuori delle questioni dogmatiche. Non son più i tempi in cui il celebre padre Arrupe poteva, bene o male, essere tollerato o addirittura ben visto da un Paolo VI. Già braccio ecclesiastico della reazione, a un certo punto la Compagnia di Gesù si rovescia in fiancheggiatrice dei “nuovi preti”, che facevano coincidere la salvezza col riscatto della classe operaia. I suoi molti istituti di educazione hanno fatto guasti irreparabili nei giovani del Sessantotto: a volte istigandoli al marxismo, altre volte suscitando in loro reazioni patologiche. La tendenza poi si è attenuata ma rimangono contrasti all’interno.

Non tutti i gesuiti seguivano l’andazzo. Ne conobbi uno, francese, che anzi lo sbeffeggiava. Era uno dei non rari ecclesiastici faceti. Un giorno gli ricordai il passo in cui san Paolo dice che i vescovi non devono avere più di una moglie, e mi corresse: “Devono avere una moglie: oportet unius uxoris viros esse. Che significa oportet?”. Però fu mandato nel Madagascar. Io ero in rapporto con i gesuiti perché nel centro di Gallarate curavano l’enciclopedia filosofica. A volte giocavo con loro anche a tennis. Temo che non ci siano più campi da tennis riservati ai Padri.

Ma della benevolenza del Rettore di Gallarate ebbi una prova singolare quando mi candidai per Forza Italia nel collegio senatoriale dove risiedevo. Un collegio disperato, perché a Chieri i cattolici erano di sinistra. Da Gallarate fu inviata una lettera in mio favore al Rettore dell’importante collegio di Chieri; ma con quale argomento? Che io ero una persona per bene e non si doveva guardare alla parte con cui mi ero schierato. Notiamo che il rappresentante della parte opposta, oltre che comunista, era valdese. Comprensibile che la Santa Sede non professi più obbedienza ai gesuiti.

 

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