Un tempo donne
e uomini si dividevano i compiti: le femmine facevano figli e i
maschi facevano la guerra. Oggi nella “guerra tra civiltà” non c’è
più questa divisione del lavoro, perché le donne fanno tutto loro: i
musulmani sperano di vincere perché le loro donne fanno molti più
figli delle altre; e i non musulmani sperano di vincere perché prima
o poi le donne musulmane si rivolteranno contro la schiavitù a cui
l’Islam le assoggetta. Simmetricamente, al contrario, nessuno è
riuscito finora a far portare a termine una gravidanza a un maschio.
La Santanché fa benissimo a chiamare le donne alla rivolta: non
sappiamo, però, se un numero sufficiente la ascolterà. E, anche se
la ascoltasse, la riuscita di quella che, più che una rivolta,
sarebbe una rivoluzione è incerta.
Là dove la mentalità occidentale (depravata secondo gli islamici) ha già vinto, le donne rivendicano la libertà, anche quando formalmente qualcuna rimane fedele all’Islam. Ma le sue sofferenze (forse in molti casi meno sentite di quanto crediamo) non bastano a spingere la donna alla ribellione. La parola e l’esempio risvegliano le donne musulmane là dove l’ambiente è laico: allora, mentre il maschio islamico è tentato piuttosto dal terrorismo, molte femmine musulmane si ribellano; e si ribellano a qualsiasi costo, anche a costo della vita. Molte donne (capita spesso nelle società tradizionali) si danno a una libertà anche troppo spinta. Ma se l’ambiente è attanagliato dal clericalismo senza clero degli islamici, che cosa può fare una maggioranza di donne, anche se numericamente grande?
La soluzione adottata da società più evolute della comunità araba, e tuttavia assoggettate all’Islam, è un’altra: l’astuzia. Ne dà l’esempio la Persia, che era civile molto prima che l’Islam la assoggettasse. Le donne persiane, ufficialmente, non si concedono mai a un uomo con cui non siano regolarmente sposate: diverrebbero concubine e perderebbero quei pochi diritti che la legge islamica concede loro. Solo matrimoni, dunque. Ma, poiché secondo il Corano il matrimonio non è indissolubile e la sua durata minima non è indicata con precisione, in Iran si stipulano matrimoni la cui durata concordata tra le parti è di un’ora.
(c)
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