Luci ed ombre di un uomo politico
di Domenico Naso

Ideazione di novembre-dicembre 2006

Amintore Fanfani
 Vincenzo La Russa
    Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2006
 pp. 441, € 20

Nella storia dell’Italia repubblicana sono pochi gli uomini politici che hanno davvero lasciato il segno, consacrandosi come statisti di portata internazionale. Uno di questi è sicuramente Amintore Fanfani, immortalato con dovizia di particolari dalla biografia scritta da Vincenzo La Russa. È una cavalcata in novant’anni di storia italiana, con la vita del professore aretino che si intreccia con quella del nostro paese.

Dagli esordi accademici all’Università Cattolica di padre Gemelli all’infatuazione per il corporativismo fascista, dalla creazione del gruppo cristiano sociale con Dossetti, La Pira e Lazzati al successivo e rinvigorito anticomunismo degli ultimi decenni. È una parabola particolare quella di Fanfani. Ad un osservatore superficiale potrebbe persino sembrare contraddittoria. Invece i cambiamenti, i riposizionamenti politici, le alleanze, le prese di posizione a volte sorprendenti, hanno tutti una loro coerenza ideologica e politica che Vincenzo La Russa è riuscito a trasmettere attraverso le pagine del suo libro. Il Fanfani che ne viene fuori è un personaggio rude, fermo, deciso, ma allo stesso tempo capace di slanci ideali molto marcati e di autocritiche dolorose (fu uno dei pochi dirigenti democristiani a convincersi della necessità di una trattativa con le Brigate Rosse durante il sequestro Moro).

La Russa ci racconta la parabola di un politico che ha fatto la storia della Democrazia Cristiana e, dunque, dell’Italia repubblicana, dall’Assemblea Costituente al bizzarro governo che chiedeva la “sfiducia” al Parlamento nel 1987. Il tratto dell’attività politica di Amintore Fanfani più interessante da analizzare (e La Russa lo fa con ammirevole obiettività) è il riposizionamento dello statista aretino da leader della sinistra Dc a promotore di una nuova destra interna, fermamente anticomunista e contraria all’esperimento (fallito) del compromesso storico. I motivi di uno spostamento politico di queste proporzioni potrebbero sembrare opportunistici. Molto più verosimilmente, tuttavia, Fanfani si è solo reso conto nel corso dei decenni che la Democrazia cristiana e il Partito comunista non erano fatti per governare insieme. Troppe erano le differenze, troppi i rischi anche dal punto di vista internazionale.

Proprio la politica estera fu il pallino vero e proprio del Fanfani maturo. Dopo l’impegno in campo economico dei primi anni, derivante soprattutto dagli studi e dalla carriera accademica, il professor Amintore si è dedicato incessantemente alla tessitura di complesse trame diplomatiche a livello globale. Il suo impegno in tal senso si è manifestato particolarmente durante la guerra in Vietnam (sfortunata ma coraggiosa la mediazione sua e di Giorgio La Pira tra americani e vietnamiti) ma anche quando si cercò una sintesi tra convinto atlantismo e necessità di dialogare con i paesi mediterranei e persino con quelli del blocco sovietico. Gli sforzi diplomatici di Fanfani gli valsero l’incarico di presidente dell’Assemblea delle Nazioni Unite, un ruolo sicuramente più di forma che di sostanza ma che all’instancabile globetrotter calzava a pennello.

In mezzo a tante soddisfazioni, però, La Russa ci parla anche degli insuccessi, privati e politici, dell’uomo Fanfani. Dalla morte dell’amatissima prima moglie Bianca Rosa alla maledizione del Quirinale, colle sul quale l’aretino non riuscì mai a salire da presidente della Repubblica. Le quattrocento pagine della biografia scorrono insieme alla storia d’Italia. Fanfani ha lasciato un segno profondo nel tessuto sociale, politico ed economico del nostro paese. Gran parte dello Stato assistenzialista è opera del primo Fanfani “dossettiano”. La politica di vicinanza quasi acritica con i popoli arabi, che solo negli ultimi anni è stata messa in discussione dal governo Berlusconi, pur nella ferma fedeltà agli Stati Uniti, è frutto del Fanfani internazionale.

Come tutti i grandi uomini politici è stato attaccato, criticato, ferocemente osteggiato anche all’interno del suo stesso partito. Ma l’impronta di Amintore Fanfani rimane ancora intatta nel patrimonio genetico dell’Italia repubblicana.

(c) Ideazione.com (2006)
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