Il futuro dell'Italia in Europa
di Rodolfo Bastianelli

Ideazione di maggio-giugno 2006

L’Italia, la politica estera e
l’unità dell’Europa
Achille Albonetti

Edizioni Lavoro, Roma, 2005
pp. 215, € 12,50

«Una nazione senza una politica estera nel migliore dei casi è una colonia nel peggiore pone a rischio la sua stessa esistenza e sicurezza», si legge all’interno del volume con cui Achille Albonetti descrive le vicende italiane ed europee dal secondo dopoguerra e dal quale emerge molto chiaramente la considerazione che senza la costruzione di una struttura politica e di difesa comune ed un rilancio dei rapporti con gli Stati Uniti, l’Europa sia destinata al declino in quanto la creazione della moneta unica e di uno spazio economico comune non sono sufficienti per dar vita a delle autentiche istituzioni europee. Suddiviso in cinque capitoli, il libro parte ricordando come per lo sviluppo di uno Stato sono determinanti la democrazia e la libertà economica, senza tuttavia dimenticare l’importanza di fattori come la qualità del sistema scolastico e la competenza della classe dirigente, per poi tracciare una descrizione delle diverse fasi della politica interna, estera ed economica seguita dall’Italia dall’unità ad oggi dalla quale emerge la notevole, e per certi aspetti senza precedenti, crescita fatta dal nostro paese passato dall’essere una nazione agricola arretrata segnata dall’analfabetismo e dall’emigrazione ad una potenza industriale dove la quasi totalità delle famiglie possiede automobili ed elettrodomestici, pur se rimangono ancora insoluti diversi ed importanti problemi che non appaiono di facile soluzione. Ma è sui rapporti tra l’Europa e gli Stati Uniti che il volume di Albonetti effettua le considerazioni più importanti sostenendo che mentre questi ultimi esistono realmente l’Unione Europea al contrario è solo un’istituzione economica e finanziaria priva di una struttura politica e militare, per la quale non è errato usare la definizione di «gigante economico, nano politico, larva militare» creata negli anni Settanta per indicare il Giappone che agli occhi della comunità internazionale si presentava pressappoco come l’Europa di oggi. Osservando gli ultimi sessant’anni di storia emerge infatti come gli Stati Uniti siano venuti più volte in aiuto dell’Europa: durante il secondo conflitto mondiale quando le armate alleate diedero il loro contributo decisivo per la sconfitta del nazismo; negli anni della guerra fredda quando offrirono il loro ombrello nucleare come forza di dissuasione nei confronti dell’Unione Sovietica e nei recenti conflitti in Bosnia-Erzegovina e Kosovo dove l’intervento statunitense si è rivelato decisivo per la risoluzione di queste crisi. È evidente quindi come oggi l’Europa non sia assolutamente in grado di svolgere un’azione diplomatica capace ed incisiva, in quanto senza un’integrazione politica e militare il vecchio continente dovrà limitarsi ad un ruolo simbolico nei diversi scenari internazionali.
Non meno interessanti sono le considerazioni effettuate sul nucleare e sull’utilizzo che se ne può fare per fini civili o militari. Proprio su questo problema viene avanzata l’idea di dar vita ad una forza nucleare europea in grado di assicurare un valido strumento di dissuasione davanti al rischio che un sempre maggiore numero di paesi decidano di dotarsi di armi atomiche, come dimostra l’ingresso tra le potenze nucleari di India e Pakistan ed i progetti seguiti dall’Iran e dalla Corea del Nord. Non manca poi una critica sulla scelta compiuta dall’Italia di abbandonare i suoi programmi nucleari quando si poteva contare su una serie di centrali di altissimo livello tecnologico ed un’osservazione sulla nuova grande potenza emergente, la Cina, definita però un «gigante dai piedi d’argilla», in quanto ad una tumultuosa crescita economica non ha fatto seguito una parallela costruzione di una società pluralista in grado di prendere il posto di un anacronistico Stato autoritario che nel corso degli anni dovrà inevitabilmente venire incontro alle richieste di maggior democrazia e libertà provenienti dal nuovo ceto abbiente creato dal boom economico. In questo contesto quale strada deve seguire l’Unione Europea per rilanciare la sua azione? La risposta non può essere certo quella indicata nel quarto capitolo del volume di affidare la direzione ad un direttorio a tre formato da Germania, Francia e Gran Bretagna nei confronti del quale lo stesso Albonetti non manca di esprimere le sue riserve. I motivi che spingerebbero verso questa formula politica vanno ricercate sia nella necessità di rendere più governabili le istituzioni europee dopo l’ampliamento dell’Unione – ora composta da 25 membri – avvenuto nel 2004, che nell’intenzione di sanare la frattura sorta al momento del conflitto iracheno quando Londra, al contrario di Parigi e Berlino, decise di unirsi agli Stati Uniti e di appoggiare l’intervento contro Saddam Hussein. Anche se la nascita di un nucleo forte alla lunga potrebbe facilitare la nascita di un sistema di difesa europeo, sul piano politico la creazione di un direttorio a tre porterebbe inevitabilmente alla divisione tra un’Europa di serie A ed una di serie B nella quale sarebbe incluso anche il nostro paese. Per contrastare questa prospettiva, l’Italia non deve cercare alleanze alternative con Spagna e Polonia ma, al contrario, esigere da Francia, Germania e Gran Bretagna di essere sempre tenuta al corrente delle iniziative, rafforzare il suo ruolo nella difesa e perseguire una politica europeista in campo economico e sociale.
È allora possibile la nascita di un’identità politica europea? Le strade indicate sono essenzialmente due: un rilancio dell’azione da parte dei sei paesi fondatori – tra cui l’Italia – all’interno delle istituzioni comunitarie ed il perseguimento di una politica estera e di difesa comune per riequilibrare e rafforzare l’alleanza con gli Stati Uniti e la nato. Solo in questo modo l’Europa potrà davvero essere in grado di dare il suo contributo in ambito internazionale evitando così di trasformarsi solo in una grande zona economica di libero scambio.

(c) Ideazione.com (2006)
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