Alla fine il compromesso è arrivato e con esso anche qualche passo
in avanti nella lotta contro il cambiamento climatico. L’atmosfera
di pessimismo della immediata vigilia s’è dissolta e, per la prima
volta, gli Stati Uniti di Bush sollevano il muro opposto sinora al
confronto con i partner europei. Ma siamo ancora alle parole e alle
dichiarazioni di principio. Perché se guardiamo alle azioni concrete
che il compromesso di Heiligendamm prevede, in fondo c’è poco o
nulla. C’è nero su bianco la speranza tedesca di giungere alla
riduzione del 50 per cento dell’emissione dei gas serra entro il
2050, ma è appunto solo una speranza. C’è la proposta di rinegoziare
il trattato di Kyoto entro il 2009 sotto egida Onu, in modo da poter
imbarcare anche i grandi paesi che finora non l’hanno sottoscritto
perché lo giudicavano inutile o dannoso per le proprie economie. C’è
l’accordo tra le grandi potenze industriali a tagliare comunque le
emissioni di gas ma non si specifica come e quando. Insomma, se si
guarda alle iniziative da prendere ora e subito il bicchiere è mezzo
vuoto (se non del tutto); se si guarda al clima collaborativo che
potrà dare frutti in futuro, allora il bicchiere è mezzo pieno.
Tutti, in fondo, possono vederci quello che credono.
Angela Merkel aveva bisogno di
iniziare questo vertice con un qualche risultato. Le
indiscrezioni di fonti della delegazione americana sul
sostanziale rifiuto della bozza tedesca sul clima l’avevano
messa in difficoltà. L’ecologia è l’argomento sul quale la
cancelliera ha puntato per tre ragioni: una economica, dal
momento che la Germania è all’avanguardia nel settore delle
energie naturali; una politica, perché il suo partito è
convinto con questo argomento di sfondare nell’elettorato
urbano e borghese; la terza personale, la Merkel davvero
pensa che le regioni più industrializzate debbano aprire la
strada, unilateralmente, verso politiche ambientaliste:
oltre l’isteria climatica che invade media e opinione
pubblica, ci sono i rapporti degli scienziati che disegnano
un futuro molto preoccupante. Diceva Indro Montanelli, negli
anni Ottanta, che l’ecologia è roba per ricchi, perché solo
chi ha la pancia piena può pensare alla qualità della vita
piuttosto che a far soldi. Ed è esattamente quello che pensa
Angela Merkel: i ricchi siamo noi, dunque noi dobbiamo
preoccuparci per primi. Gli altri, seguiranno.
Il compromesso sul clima
atmosferico ha comunque contribuito a diffondere un buon
clima tra gli otto leader. Come avevamo previsto due giorni
fa in sede di presentazione del G8, il confronto con la
Russia si è ammorbidito e addirittura Bush parrebbe sorpreso
positivamente da una serie di proposte che Vladimir Putin ha
messo sul tavolo, tra le quali l’utilizzo di un sistema
radar in Azerbaijan. Sulla questione dei missili da
dislocare in Europa non è detto che tutte le conclusioni
verranno rese pubbliche. Si è appreso che Bush ha inserito
all’ultimo momento un fugace incontro in aeroporto con il
presidente polacco Kaczynski, prima di rientrare a
Washington e Polonia e Repubblica Ceca sono i due Stati
dell’Europa centro-orientale che hanno accettato di
dislocare radar e missili sul territorio. Comunque, ora che
i due leader hanno smesso di parlarsi per dichiarazioni e si
guardano in faccia, sullo scudo spaziale si tratta. Non si
litiga. Almeno pubblicamente.
(c)
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