Il compromesso sul clima accontenta tutti
di Pierluigi Mennitti
[08 giu 07]


Alla fine il compromesso è arrivato e con esso anche qualche passo in avanti nella lotta contro il cambiamento climatico. L’atmosfera di pessimismo della immediata vigilia s’è dissolta e, per la prima volta, gli Stati Uniti di Bush sollevano il muro opposto sinora al confronto con i partner europei. Ma siamo ancora alle parole e alle dichiarazioni di principio. Perché se guardiamo alle azioni concrete che il compromesso di Heiligendamm prevede, in fondo c’è poco o nulla. C’è nero su bianco la speranza tedesca di giungere alla riduzione del 50 per cento dell’emissione dei gas serra entro il 2050, ma è appunto solo una speranza. C’è la proposta di rinegoziare il trattato di Kyoto entro il 2009 sotto egida Onu, in modo da poter imbarcare anche i grandi paesi che finora non l’hanno sottoscritto perché lo giudicavano inutile o dannoso per le proprie economie. C’è l’accordo tra le grandi potenze industriali a tagliare comunque le emissioni di gas ma non si specifica come e quando. Insomma, se si guarda alle iniziative da prendere ora e subito il bicchiere è mezzo vuoto (se non del tutto); se si guarda al clima collaborativo che potrà dare frutti in futuro, allora il bicchiere è mezzo pieno. Tutti, in fondo, possono vederci quello che credono.

Angela Merkel aveva bisogno di iniziare questo vertice con un qualche risultato. Le indiscrezioni di fonti della delegazione americana sul sostanziale rifiuto della bozza tedesca sul clima l’avevano messa in difficoltà. L’ecologia è l’argomento sul quale la cancelliera ha puntato per tre ragioni: una economica, dal momento che la Germania è all’avanguardia nel settore delle energie naturali; una politica, perché il suo partito è convinto con questo argomento di sfondare nell’elettorato urbano e borghese; la terza personale, la Merkel davvero pensa che le regioni più industrializzate debbano aprire la strada, unilateralmente, verso politiche ambientaliste: oltre l’isteria climatica che invade media e opinione pubblica, ci sono i rapporti degli scienziati che disegnano un futuro molto preoccupante. Diceva Indro Montanelli, negli anni Ottanta, che l’ecologia è roba per ricchi, perché solo chi ha la pancia piena può pensare alla qualità della vita piuttosto che a far soldi. Ed è esattamente quello che pensa Angela Merkel: i ricchi siamo noi, dunque noi dobbiamo preoccuparci per primi. Gli altri, seguiranno.

Il compromesso sul clima atmosferico ha comunque contribuito a diffondere un buon clima tra gli otto leader. Come avevamo previsto due giorni fa in sede di presentazione del G8, il confronto con la Russia si è ammorbidito e addirittura Bush parrebbe sorpreso positivamente da una serie di proposte che Vladimir Putin ha messo sul tavolo, tra le quali l’utilizzo di un sistema radar in Azerbaijan. Sulla questione dei missili da dislocare in Europa non è detto che tutte le conclusioni verranno rese pubbliche. Si è appreso che Bush ha inserito all’ultimo momento un fugace incontro in aeroporto con il presidente polacco Kaczynski, prima di rientrare a Washington e Polonia e Repubblica Ceca sono i due Stati dell’Europa centro-orientale che hanno accettato di dislocare radar e missili sul territorio. Comunque, ora che i due leader hanno smesso di parlarsi per dichiarazioni e si guardano in faccia, sullo scudo spaziale si tratta. Non si litiga. Almeno pubblicamente.

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