La classifica era uscita poco più di un mese fa: i tedeschi sono i
più ciccioni d'Europa, le tedesche le più ciccione. Tanto per fare
un parallelo con l'Italia, le italiane erano risultate le più magre,
in fondo alla classifica, e gli italiani avevano conquistato un
autorevole terz'ultimo posto. Da allora, in Germania, oltre che
della salute della Grosse Koalition e di quella del pianeta non si
parla d'altro. Della salute del popolo teutonico. Qui a Berlino,
viste dalla prospettiva dell’alimentazione, le cose vanno
diversamente già da qualche tempo. Almeno nei quartieri sciccosi,
nella nuova szene di Mitte e lungo la direttrice che va verso Ovest,
da Schöneberg a Charlottenburg fino a Zehlendorf e Wannsee, è tutto
un proliferare di palestre, locali di fitness, supermercati bio,
centri di meditazione e ginnastica yoga. Si mangia all'italiana,
alla spagnola, alla giapponese. Il sushi è gesund, l'insalata
condita con un filo di olio d'oliva è gesund, le tapas sono
gesund. Cioè sane.
Non vi è forse altro paese d’Europa (semmai bisogna andare
negli Stati Uniti) per trovare un consumo così alto di
prodotti macrobiotici. E allo stesso tempo non vi è altro
paese d’Europa (e di nuovo, tocca volare oltre Atlantico)
per rintracciare una così alta percentuale di obesi. Il
problema, come tendenza, in verità è comune a tutti i paesi
industrializzati, Italia compresa. Gli scienziati
dell’alimentazione spiegano tutto con una facile equazione:
più cibo disponibile, vita moderna più sedentaria. Le diete
sono utili ma il segreto, in fondo, è uno solo: mangiare di
meno, meglio e muoversi di più.
In Germania, magazine e libri più venduti sono quelli di
cucina. Una riscoperta su tutta la linea della cucina
leggera e mediterranea: alla sensazione di mangiar leggeri
si aggiunge il tocco un po’ esotico dei sapori del Sud. Se
ne avvantaggiano i prodotti italiani, spagnoli, finanche
greci quando si mantengono sulle verdure, olive e koriatiki,
la famosa insalata greca con la feta, imbastardita in tutti
i ristoranti fuori dall’Ellade. Sul lato librario, invece,
nessuno riesce a resistere alla simpatia guascona che ispira
il cuoco inglese (sì, avete capito bene, inglese)
Jamie Oliver, uno che vende milioni di copie dimostrando
che si può diventare bravi cuochi anche nascendo nella
nazione più analfabeta del pianeta in fatto gastronomico:
basta amare l’Italia e la sua cucina e saper confezionare
libri allegri e divertenti con i quali invadere le
librerie di tutta Europa.
Come sempre, le campagne dei tempi moderni diventano
crociate: deve essere lo spirito dei tempi. I media
martellano, i medici terrorizzano, i politici pontificano. E
progettano leggi per vietare le merendine agli scolari a
scuola, controllare i cittadini a tavola, ridurre le
porzioni nei ristoranti. I rivoluzionari di Kreuzberg
prendono l’insostenibile pesantezza del BigMac come pretesto
per una battaglia contro l’apertura di un McDonald’s nel
loro quartiere: più sani, meno americani. I libertari si
ribellano e qualche giornale si prende la briga di mettere
in prima pagina i politici sovrappeso e di titolare:
cominciate voi a mangiare di meno. Ovviamente l’ha fatto la
Bild. Ora però l’aristocratica Frankfurter Allgemeine ha
infilato una serie di personaggi più o meno famosi e più o
meno grossi, che dicono di essere soddisfatti del modo in
cui mangiano e, nel caso dei “ciccioni”, del loro stomaco.
Una volta un amico tedesco piuttosto robusto mi disse felice
accarezzandosi il pancione: “E’ costato un sacco di soldi,
sai”. Come dargli torto.
(c)
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