La
donatrice è una giovane donna ormai senza più speranze di vita. Si
chiama Lisa, ha solo 37 anni, il suo cognome è tenuto segreto. E ha
deciso di donare il suo rene. Fin qui, sembrerebbe una ordinaria e
triste storia con un lieto fine nascosto nel dono finale in favore
di un’altra vita. Senonché Lisa il suo rene lo mette in palio al
miglior offerente, o meglio a quello che le sta più simpatico. In
gara tre pazienti, da tempo in dialisi, da tempo in attesa di un
trapianto che possa cambiargli la vita. Si giocheranno quello di
Lisa, a patto di essere spiritosi, gentili, sensuali o chissà
cos’altro. E non dovranno convincere solo lei. Dovranno anche
spingere i telespettatori a prendere il cellulare e votare
attraverso un sms da inviare ai numeri in sovraimpressione. Perché
la gara è a tutto campo, in studio e fuori, solo così l’audience
potrà salire e permettere alla trasmissione di mantenere la prima
serata.
Tutto
vero. Si chiama, senza troppa fantasia,
“Il-grande-donatore-show”. Lo spettacolo sulla vita e sulla
morte è in programma domani 1 giugno su uno dei canali
giovanili della televisione olandese, la Bnn. Il format,
neanche a dirlo, è della Endemol, la società divenuta famosa
sull’onda dei reality show. Il programma più famoso degli
ultimi anni è stato il Grande Fratello, prodotto in
innumerevoli edizioni in altrettanto innumerevoli paesi,
fino all’esaurimento. In Italia, solo quest’anno il Grande
Fratello ha subito un calo di interesse e di audience che
può essere considerato strutturale. La Endemol è stata
recentemente acquisita dalla società italiana Mediaset.
La
polemica è scoppiata da qualche giorno, e dall’Olanda si è
rapidamente trasferita sulle pagine dei giornali di tutta
l’Europa centro-settentrionale. In patria lo scontro è anche
politico. Il governo ha dichiarato “non etico” il programma.
Un parlamentare del partito democristiano, Joop Atsma, ha
giudicato “folle” l’idea della trasmissione: “In Olanda non
è possibile votare per decidere quale dei pazienti deve
ricevere il rene che gli salverà la vita”. Tuttavia i
tentativi di bloccare la trasmissione sono stati respinti
dall’emittente, il cui fondatore, Baart de Graaf, morì a 35
anni per insufficienza renale, dopo aver atteso a lungo e
invano la donazione di un rene. Un paradosso. Ma la
dirigenza attuale della BNN sostiene proprio di voler
lanciare con questa trasmissione una campagna di
sensibilizzazione sul tema della donazione di organi. Anche
se la donazione televisiva, attraverso concorso,
spettacolarizzazione, applausi e fischi, guerra di sms tra
gli ascoltatori lascia più di qualche dubbio che
l’attenzione sia più per l’audience che per gli organi.
Di
questo avviso sono due organizzazioni nazionali di donatori
scese in campo contro la messa in onda della trasmissione,
quella olandese e inglese. Il professor John Feehally, che
ha diretto sino a qualche giorno fa la Uk’s Renal
Associaton, è piuttosto allarmato e dichiara
alla BBC: “Questa trasmissione non incentiverà affatto
la donazione degli organi, semmai creerà confusione e
paura”. Poi con britannico pragmatismo osserva: “Tanto più
che in condizioni normali sarebbero due pazienti a ricevere
la donazione, in quanto la donna potrebbe donare entrambi
gli organi, una volta deceduta”. La stampa tedesca è in
subbuglio. Critiche aspre arrivano da destra e da sinistra,
passando dalla
Frankfurter Allgemeine al
Tagesspiegel, allo
Spiegel. E anche a Bruxelles il parlamento europeo s’è
fatto sentire con una nota di rammarico. Anche perché
proprio in questi giorni il parlamento sta portando avanti
la proposta per varare una carta delle donazioni degli
organi che abbia validità su tutto il territorio
dell’Unione. Ma nulla sembra smuovere la Bnn. E neppure la
Endemol.
(c)
Ideazione.com (2006)
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