Se donare gli organi diventa uno show
di Pierluigi Mennitti
[31 mag 07]


La donatrice è una giovane donna ormai senza più speranze di vita. Si chiama Lisa, ha solo 37 anni, il suo cognome è tenuto segreto. E ha deciso di donare il suo rene. Fin qui, sembrerebbe una ordinaria e triste storia con un lieto fine nascosto nel dono finale in favore di un’altra vita. Senonché Lisa il suo rene lo mette in palio al miglior offerente, o meglio a quello che le sta più simpatico. In gara tre pazienti, da tempo in dialisi, da tempo in attesa di un trapianto che possa cambiargli la vita. Si giocheranno quello di Lisa, a patto di essere spiritosi, gentili, sensuali o chissà cos’altro. E non dovranno convincere solo lei. Dovranno anche spingere i telespettatori a prendere il cellulare e votare attraverso un sms da inviare ai numeri in sovraimpressione. Perché la gara è a tutto campo, in studio e fuori, solo così l’audience potrà salire e permettere alla trasmissione di mantenere la prima serata.

Tutto vero. Si chiama, senza troppa fantasia, “Il-grande-donatore-show”. Lo spettacolo sulla vita e sulla morte è in programma domani 1 giugno su uno dei canali giovanili della televisione olandese, la Bnn. Il format, neanche a dirlo, è della Endemol, la società divenuta famosa sull’onda dei reality show. Il programma più famoso degli ultimi anni è stato il Grande Fratello, prodotto in innumerevoli edizioni in altrettanto innumerevoli paesi, fino all’esaurimento. In Italia, solo quest’anno il Grande Fratello ha subito un calo di interesse e di audience che può essere considerato strutturale. La Endemol è stata recentemente acquisita dalla società italiana Mediaset.

La polemica è scoppiata da qualche giorno, e dall’Olanda si è rapidamente trasferita sulle pagine dei giornali di tutta l’Europa centro-settentrionale. In patria lo scontro è anche politico. Il governo ha dichiarato “non etico” il programma. Un parlamentare del partito democristiano, Joop Atsma, ha giudicato “folle” l’idea della trasmissione: “In Olanda non è possibile votare per decidere quale dei pazienti deve ricevere il rene che gli salverà la vita”. Tuttavia i tentativi di bloccare la trasmissione sono stati respinti dall’emittente, il cui fondatore, Baart de Graaf, morì a 35 anni per insufficienza renale, dopo aver atteso a lungo e invano la donazione di un rene. Un paradosso. Ma la dirigenza attuale della BNN sostiene proprio di voler lanciare con questa trasmissione una campagna di sensibilizzazione sul tema della donazione di organi. Anche se la donazione televisiva, attraverso concorso, spettacolarizzazione, applausi e fischi, guerra di sms tra gli ascoltatori lascia più di qualche dubbio che l’attenzione sia più per l’audience che per gli organi.

Di questo avviso sono due organizzazioni nazionali di donatori scese in campo contro la messa in onda della trasmissione, quella olandese e inglese. Il professor John Feehally, che ha diretto sino a qualche giorno fa la Uk’s Renal Associaton, è piuttosto allarmato e dichiara alla BBC: “Questa trasmissione non incentiverà affatto la donazione degli organi, semmai creerà confusione e paura”. Poi con britannico pragmatismo osserva: “Tanto più che in condizioni normali sarebbero due pazienti a ricevere la donazione, in quanto la donna potrebbe donare entrambi gli organi, una volta deceduta”. La stampa tedesca è in subbuglio. Critiche aspre arrivano da destra e da sinistra, passando dalla Frankfurter Allgemeine al Tagesspiegel, allo Spiegel. E anche a Bruxelles il parlamento europeo s’è fatto sentire con una nota di rammarico. Anche perché proprio in questi giorni il parlamento sta portando avanti la proposta per varare una carta delle donazioni degli organi che abbia validità su tutto il territorio dell’Unione. Ma nulla sembra smuovere la Bnn. E neppure la Endemol.

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