La storia che raccontiamo oggi non ha direttamente nulla a che fare
con le aree geografiche in genere protagoniste di questa rubrica.
Non si svolge a Berlino, né in Germania, né nell’Europa orientale o
in Scandinavia. E non è neppure inedita. La storia che raccontiamo
oggi è quella di Rania al Baz, una bella donna saudita. E’ capitata
sotto i riflettori di “Alexanderplatz” perché Rania è in questi
giorni ospite a Berlino per presentare il suo libro-denuncia da poco
tradotto in tedesco. S’intitola “Sfigurata” e racconta una storia di
dolore, di ribellione e di riscossa nell’Arabia profonda: fu un caso
imbarazzante anche in patria che agitò l’opinione pubblica per
qualche tempo. E anche in Italia la storia è nota: il libro, con lo
stesso titolo, è stato pubblicato nel 2006 da Sonzogno con buoni
risultati di vendita.
E’ la narrazione di una vita
spezzata in due parti. La prima la vede protagonista di una
carriera di successo: moderatrice della televisione
nazionale, bella e brava, capace di gestire situazioni
difficili o divertenti, di offrire al pubblico televisivo
momenti di riflessione o spensieratezza a seconda delle
circostanze e degli ospiti. In video usa sempre il velo sul
capo ma il volto è scoperto. Una donna in grado di sfidare i
tabù di una società ricca ma maschilista, moderna solo nei
consumi e nelle ricchezze dell’elite ma terribilmente
arretrata nelle quattro mura di casa. Ed è proprio lì, in
famiglia, che Rania deve combattere la sua battaglia più
difficile. In quella di origine c’era riuscita. Nonostante
le difficoltà, aveva potuto studiare, istruirsi e alla fine
scegliere se dedicarsi alla medicina o al giornalismo. Aveva
optato per la seconda professione. E al giornalismo
televisivo aveva dedicato l’entusiasmo dei suoi vent’anni.
“Sono sempre stata una ribelle – confessa l’autrice – per
gli uomini ero come il fuoco, materia pericolosa da gestire,
e ho sempre fatto quello che desideravo”. Non sempre, in
realtà.
In un paese dove alle donne
non è consentito votare, né guidare l’automobile e tantomeno
dare sulla voce agli uomini, Rania non è riuscita a vincere
la battaglia con l’uomo che amava e che aveva voluto sposare
in seconde nozze, dopo una prima storia andata male. Lui era
un cantante, di origine senegalese. Ma la gelosia per una
professione di successo, per di più pubblica, ha inquinato
la vita coniugale, fino alla banale sequela di vessazioni,
litigi, percosse. La banalità della gelosia. E l’ipocrisia
di un mondo al maschile. Fino al giorno che Rania ricorda
con orrore nel suo libro, il giorno in cui il marito la
percosse con tale brutalità da farla rimanere per ore a
faccia in giù, con il viso stampato sul marmo del pavimento
e il naso spiaccicato per sfigurarne quella bellezza che
tanto fascino emanava dal video. “Prega”, le urlava il
marito. Quel dio, Rania non lo ha riconosciuto. Anzi pensa
che sia un alibi, che dietro il paravento della religione si
nasconda nient’altro che una società arretrata e
maschilista. Non ce l’ha con l’islam. Lei stessa è islamica
e non lo rinnega.
Oggi la sua storia, che si
aggiunge a tante altre vicende di donne maltrattate, è
stampata sulle pagine dell’ennesimo libro denuncia. L’Arabia
è lo specchio di tanti paesi dove i diritti delle donne (e
degli uomini, degli individui insomma) non sono mai entrati
nella grammatica della vita quotidiana. Ma è anche lo
specchio di un mondo chiuso e tradizionale, che ritiene di
potersi fondare su valori e costumi che nulla devono
concedere alla libertà e alla dignità dell’individuo. E
l’autrice sembra saperla lunga. Rifiuta di farsi
strumentalizzare nella contrapposizione Occidente-Oriente
che va tanto di moda in alcuni ambienti intellettuali
europei. In questa caricatura intellettualistica, lei vede
l’altra faccia della medaglia dell’integralismo che ha
conosciuto in Arabia Saudita. Forse esagera, forse non è
proprio la stessa cosa, ma al fondo resta l’impressione un
po’ amara che si tratti di un gioco degli specchi e alla
fine chi ne va di mezzo è gente come lei. Rania è fuggita
dall’Arabia. Oggi vive con i suoi tre figli in Libano, su
una verde collina da cui si vedono i tetti di Beirut. Ha
ripreso a fare televisione, nonostante il suo naso sia un
po’ meno perfetto di prima. Guida l’automobile. Non ha
ancora pensato di risposarsi.
(c)
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