Vari sono i motivi per cui una grande capitale, una piccola
metropoli, non soffre i problemi del traffico. Uno è l’efficienza
del sistema di trasporto pubblico. Berlino non ha due linee
metropolitane come Roma, o tre come Milano. Ma ventidue, più di
Londra e Parigi. Divise in due categorie. La U-Bahn, la tradizionale
metropolitana sotterranea. E la S-Bahn, la cosiddetta metropolitana
di superficie. Una lunga e intricata lingua di ferro che si snoda
lungo la città, a volte radente al suolo, più spesso sopraelevata su
piazze, strade e condomini. In genere, turisti, flâneur ma anche i
berlinesi preferiscono la S-Bahn, perché il tragitto in superficie
permette di osservare quartieri e angoli della città assai meglio
che da un costoso autobus turistico (se venite in visita a Berlino,
sapete come risparmiare i soldi). Prima che i lavori cancellassero
ogni traccia di confine tra Berlino Est e Berlino Ovest, era un
piacere particolare attraversare la vecchia divisione sollevati ad
alcuni metri d’altezza. La città s’inceppava nella sua diversità,
casermoni prussiani e hinterhof da un lato, plattenbau tutti uguali
dall’altro.
Alle metropolitane si aggiunge
un reticolo ben studiato di autobus e tram. I due sistemi di
trasporto riflettono le ideologie sottostanti alle due metà
della Berlino divisa. Gli autobus sono predominanti ad
Ovest. Inquinano di più ma girano come e dove vogliono. Sono
flessibili. I loro percorsi si adattano alle contingenze
della giornata, o dei mesi, o degli anni. Intersecano molte
stazioni della U-Bahn e della S-Bahn, rafforzando la
connessione tra i diversi sistemi di trasporto e
sostituendo, nelle ore notturne dei giorni feriali, il
servizio metropolitano. A Ovest, il servizio pubblico, non
ti lascia mai solo (e in alternativa ci sono i taxi che si
trovano sempre). A Est prevalgono i tram. Non inquinano,
sono più economici anche se poi la loro manutenzione è più
complessa. Ma soprattutto non trasgrediscono. Seguono una
via obbligata dai binari, secondo piani quinquennali che
disegnano percorsi eterni, anche se non sempre verso il sol
dell’avvenire. Puntuali anche loro, però: siamo in Germania.
Può bastare? Certo che no. A
parte il fatto che in conseguenza di tutta questa
organizzazione pubblica, anche gli irriducibili
individualisti dell’automobile possono scorazzare in maniera
più o meno fluida (ore di punta permettendo) per la città,
c’è che la Deutsche Bahn, quel che da noi sarebbero le
Ferrovie dello Stato, ha messo in funzione un altro
servizio. Biciclette. Chi conosce un po’ Berlino sa che,
inverno o estate poco cambia, la città è percorsa da
ciclisti che scorazzano indisturbati su piste ciclabili
diffuse ovunque: niente colli, niente saliscendi, tutto
piatto, l’orografia aiuta. Bene, le Ferrovie hanno
disseminato la città di biciclette riconoscibili dal marchio
“DB” stampato sul telaio. Hanno anche un congegno
elettronico dal quale si possono recuperare tutte le
informazioni che servono per prenotare, utilizzare, pagare e
riconsegnare il veicolo. In qualsiasi punto della città. Via
telefonino. Trovate una bici a Kreuzberg. Comunicate via sms
alla centrale il numero di codice che il congegno
elettronico vi indicherà. Sganciate la catena, balzate in
sella e pedalate. Arrivati a destinazione, ovunque essa sia,
il congegno vi indicherà un altro codice. Rimandate un sms
con il nuovo numero. Riagganciate la catena e il costo
(piuttosto irrisorio) vi sarà addebitato sulla carta di
credito. E’ un servizio ai cittadini e ai turisti. Per
rendere tutti liberi di andare in bici, in metro, in tram o
in automobile. La chiamano post-modernità. Funziona.
(c)
Ideazione.com (2006)
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